Il precariato sentimentale di Kiesza

Sembra sia il “fattore K” a dominare le scene musicali di quest’estate: dopo “Maracanà” di Emis Killa un altro tormentone intasa l’etere a firma di Kiesza, stella nascente della nuova scena pop di new-yorkese. Hideway: la canzoncina ti s’appiccica alle orecchie e va giù senza gravi effetti collaterali, fatto salvo per quell’aura di dejà vu, che comincia a sbrodolare fin dalla seconda strofa col suo bravo corredo di luoghi comuni...
Kiesza

Lo scorcio d’una periferia metropolitana: a un incrocio salta fuori da un taxi una graziosa fanciulla dai capelli rossi, jeans slavati e attillatissimi, un paio di bretelline nere a pressare su un reggipetto bianco. Comincia così il video del brano più venduto di questi giorni d’estate. Graffiti sullo sfondo, ballerini di street-dance, uno skateboard di passaggio, qua e là qualche ammiccamento sessuale neppur troppo esplicito.

E intanto il pezzo va, svelando altri panorami piuttosto desolati, col profilo di Manhattan a stagliarsi sull’orizzonte grigio: un pomeriggio d’estate come tanti, lontano anni luce tanto dagli struggimenti esotici dell’indimenticabile Azzurro di Paolo Conte, quanto dall’ottimismo scodinzolante di tanti tormentoni degli anni Sessanta. Altri tempi, del resto: ché tutt’altri spifferi tirano su questi giorni così bizzosi nel meteo, quanto inquietanti nelle cronache… 

Comunque la canzoncina ti s’appiccica alle orecchie e va giù senza gravi effetti collaterali, fatto salvo per quell’aura di dejà vu, che comincia a sbrodolare fin dalla seconda strofa col suo bravo corredo di luoghi comuni: “Tu sei solo un nascondiglio, solo un’emozione… Tu sei solo un’opportunità che colgo al volo per continuare a sognare, tu sei solo un altro giorno che mi permette di respirare tesoro, un altro fine settimana, non c’è niente di sicuro tesoro, non fermarmi, nasconditi con me ancora un po’”. Eccetera eccetera…

Come dire l’ennesima istantanea di quel tipico precariato sentimentale con cui, soprattutto d’estate, molti provano a dimenticare tutti gli altri: sulle spiagge romagnole come nei bassifondi della Grande Mela o tra le macerie di Gaza.

Ma torniamo a questa saltellante Hideway il cui travolgente successo sta rischiando di mandare precocemente in archivio l’estenuante Maracanà di Emis Killa, colonna sonora delle nostre recenti depressioni brasilere. L’impatto e la formula non sono poi troppo diversi: ritmiche disco con un bassone a pompare regolare, una vocalità infarcita d’urletti, contrappunti danzerecci, e tastierine molto anni Ottanta. Solo che il signor Killa è un rapper siciliano convertito al pop, e la donzelletta in questione una cantante-ballerina canadese che sta puntando dritta ai supermercati planetari.

Si chiama Kiesa Rae Ellestad ma per tutti ormai è semplicemente Kiesza. Hideway l’ha scritta lei insieme al suo produttore, tale Rami Safir Afuni: pare ci abbiano messo poco più di un’ora a buttarla giù, ma poi gli ci son voluti quasi sei mesi per arrivare a pubblicarla e altrettanti per trasformarla in un hit mondiale. Di lontane origini norvegesi, l’oggi venticinquenne Kiesza aveva cominciato a farsi notare nella natia Calgary già da adolescente, quindi era andata ad affinarsi al prestigioso Berkley College of Music di Boston, per poi approdare alla corte di mister Afuni.

Di fatto il suo curriculum è tutto qui, ma è facile prevedere che il gran colpo messo a segno consentirà al suo indubbio talento altre occasioni per mettersi in mostra. Il prossimo singolo Giant in my heart è già in rotazione con relativo video, e molti sono pronti a giurare che non sarà l’ennesima meteora data in pasto all’effimero balneare. Staremo a vedere, e a sentire…

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