Il potere
Sono convinto che l’impero abbia bisogno di un garante delle sue leggi e delle sue istituzioni, e che non sia più praticabile, come pensano alcuni dei miei colleghi senatori, la formula repubblicana dei due consoli eletti per un anno.
Il principato è una rischiosa necessità. È rischioso per il pericolo che il potere diventi prerogativa di uno solo generando così una tirannia, ed è al contempo necessario che il potere sia nelle mani di uno solo, se si vuole un governo stabile ed efficace. In questa apparente contraddizione, sono dell’avviso che sia prerogativa del senato, di nessun altro, concedere l’imperium.
E che sia compito dell’imperatore individuare un degno candidato alla successione, che poi il senato investirà delle sue prerogative, se lo riterrà adatto. In questo modo rimane quella garanzia di controllo che i padri fondatori della repubblica intendevano porre con l’istituzione dei consoli. Insomma, sono favorevole a una formula adottiva e vedo un pericolo troppo grande nella successione dinastica.
Nerone, in questo senso, è una vittima del potere che si è attribuito senza che nessuno glielo abbia consegnato (a parte la madre con le sue trame). Il potere schiaccia l’uomo che non è in grado di esercitarlo. Il potere di chi non sa o non vuole condividere le responsabilità distrugge l’uomo che lo detiene.
E anche le idee sane, nuove, utili di quell’uomo vengono svuotate e annientate dalla macchina che lo domina. Nerone avrebbe potuto introdurre nel sistema dell’ordine costituito elementi di giustizia e di bellezza, ne era in grado all’inizio, ma non ha saputo condividerli.
Ha tentato di imporli, ma non è questa la strada che può valorizzare il bene di tutti. Nella logica attuale trovano purtroppo giustificazione aberrazioni come gli omicidi familiari, l’imposizione di leggi a proprio vantaggio, la nomina unilaterale di collaboratori incapaci e opportunisti. Penso che Nerone abbia cominciato bene, nei primi cinque anni, avendo accanto uomini di alto profilo come Seneca, Afranio Burro e Cheremone. Poi ha ceduto al demone del potere.
Da Roma brucia! Di Bruno Cantamessa (Città Nuova, 2016)