Il potere e la grazia

È il titolo della rassegna sulla storia dell'Europa cristiana. Da El Greco a Tiepolo, da van Eyck a Tiziano l'arte racconta la “santità”.
Mostre

San Luigi IX, re di Francia, insieme al suo paggio è triste, pallido. Dietro, un cielo temporalesco e un albero ingiallito dal bagliore della tempesta. El Greco dimostra in questo modo la tensione tra l’esercizio del potere e lo sforzo verso la perfezione cristiana, cioè la santità. Luigi è una delle grandi figure dell’Europa medievale, uno degli esempi di sovranità “santa”, come Venceslao per i boemi e Stefano per gli ungheresi. In duemila anni di cristianesimo i modelli di “vita evangelica” si sono susseguiti infatti con impressionante varietà: dagli eremiti ai martiri, dai monaci ai regnanti, dai cavalieri ai semplici “fedeli”, ogni tipo di personalità ed ogni aspetto della vita umana si è, per così dire, sintetizzato in figure che sono diventate, oltre che modelli, compagni di viaggio, amati e invocati. Anzi, patroni delle singole nazioni e dell’Europa intera.

La rassegna romana, articolata in dieci sezioni che vanno dai primi secoli all’età recente, ripercorre il cammino dell’Europa cristiana servendosi delle raffigurazioni artistiche. Vetrate, affreschi, sculture, dipinti, miniature di grandi e sconosciuti maestri centellinano i ritratti di una folla di donne e uomini che, nel loro tempo, hanno detto una parola di grandezza spirituale ed umana.

 

Dal soldato Sebastiano, trafitto dalle frecce al tempo di Diocleziano (un florido ragazzo che nemmeno soffre, per Tiziano), al san Floriano impaurito dell’Artdolfer; dal cavaliere Martino che spacca il mantello in due per il povero (uno dei santi più popolari di ogni tempo), al miracolistico Antonio da Padova che Veronese inscena presso un mare d’argento mentre “predica ai pesci”; dal meditabondo Benedetto di Memling al Francesco stigmatizzato sullo sfondo di uno dei formicolanti paesaggi di van Eyck, il panorama della “santità” non conosce soste, accompagna le singole epoche e le singole nazioni. Emergono donne meravigliose e forti. Siano mistiche come Caterina, che il senese Beccafumi ritrae in estasi dentro un cielo nebbioso, o guerriere come Giovanna d’Arco; donne d’azione come Brigida di Svezia, tremenda ammonitrice di papi e cardinali, o regine come Elisabetta d’Ungheria che, ancora nel 1905, Maximilian Liebenwein ritrae in una vetrata in stile “simbolista”.

Certo, scorre anche del sangue, e il conflitto tra politica e religione conosce il martirio di Thomas Becket e di Thomas Moore – ritratto da Holbein nelle sue vesti di sereno umanista –, uccisi dai re per la fedeltà alla loro coscienza. Tuttavia, a fine mostra, non restano impressi il sangue, la fatica, il dolore; ma un qualcosa che le vetrate medievali, con i colori puri e liquidi, trasmettono: la bellezza di una umanità forte e soave che, come nel grande polittico dei van Eyck, sta in cammino secolo dopo secolo, forgiando una intera civiltà.

Rimangono negli occhi le figure del cavaliere san Giorgio, biondo ragazzo nell’armatura traslucida del Mantegna, e la soffice Madonna del Tiepolo, seduta sulla nube in dialogo silenzioso con tre “donne sante”. Il pittore si sofferma su due fiori: una rosa e un giglio, emblemi di virtù dolce e decisa. Sono immagini di una luce. Quella che ha attraversato e creato l’Europa. Oggi forse, da ritrovare.

 

Il potere e la grazia. I Santi patroni d’Europa. Roma, Palazzo Venezia, fino al 31/1/10 (catalogo Skira).

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