Il potere delle famiglie in India
Mentre si attendono i risultati delle elezioni, un aspetto che ancora una volta è emerso in modo chiaro e sorprendente nel corso della campagna elettorale è il numero elevato di candidati che hanno un grado di parentela fra loro o con politici che hanno calcato la scena nei decenni scorsi.
Il cosiddetto family raj, il potere della famiglia, è stato da sempre, e continua ad essere, elemento caratterizzante della politica non solo dell’India, ma di tutto il sub-continente. Senza andare troppo indietro nella storia, dobbiamo ricordare che Benazir Bhutto, primo ministro in Pakistan, assassinata dopo un periodo di esilio al ritorno nel suo Paese, era figlia di Alì Bhutto, primo ministro negli anni Settanta, che fu esautorato e successivamente condannato all’impiccagione dal generale Zia. In Sri Lanka, la scena politica è stata per vari decenni dominata dalla famiglia Bandaranaike, a cui apparteneva il presidente assassinato negli Cinquanta da un complotto ordito, fra l’altro, anche da un monaco buddhista. La moglie e la figlia sono state protagoniste delle vicende politiche dell’isola negli anni Novanta e nei primi anni del nuovo millennio.
Tuttavia, il vero family raj è quello della famiglia Nehru-Gandhi (non il Mahatma, ma il marito di Indira, figlia di Nehru), che continua dal 1947 con la lunga permanenza del pundit a primo primo ministro dell’India indipendente e, a partire dalla metà degli anni Sessanta, con i vari governi di Indira. La donna forte della politica indiana, pur con alterne vicende, restò protagonista della scena fino al suo assassinio nell’autunno del 1984. Rajiv e più tardi Sonia, come presidente del Partito del congresso, hanno continuato la saga politica della famiglia Gandhi.
Il fenomeno è proseguito anche nella recente campagna elettorale, che ha visto Rahul, figlio di Sonia, candidato del partito del Congresso, lanciarsi nella campagna per le elezioni di primo ministro. Nel 2011, uno studio ha rivelato che circa due terzi dei membri del Parlamento indiano sotto i quarant’anni avevano un qualche grado di parentela con altri politici.
Anche la recente campagna elettorale ha confermato la tendenza, fra le giovani generazioni, a continuare le vicende politiche familiari. Un esempio significativo – lo mostra in questi giorni un interessante articolo apparso sul Wall Street Journal – è quello dello Stato del Punjab, a Nord-ovest dell’India, al confine con il Pakistan (buona parte dello Stato è rimasto nella nazione a maggioranza musulmana dopo la partizione dall’India in occasione dell’indipendenza). Questo Stato, al centro di una delle crisi più gravi che hanno colpito il Paese asiatico a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, culminata con l’assassinio di Indira Gandhi, ha avuto dagli ultimi anni Novanta ad oggi una crescita economica che l’ha portato ad essere, sebbene fondamentalmente agricolo, uno dei protagonisti della crescita economica di tutto il Paese.
Il Punjab, con una popolazione a maggioranza sikh – la religione nata in questa parte dell’India alla fine del XV secolo – è attualmente governato dal primo ministro locale Parkash Singh Badal. Accanto al suo ufficio si trova quello del vice-primo ministro Sukhbir Singh Badal, figlio di Parkash. Nel governo dello Stato, inoltre, ci sono anche Adesh Partap Singh Kairon, a capo di un ministero importante come quello dell’Alimentazione e dell’approvvigionamento, e Bikram Singh Majithia, che occupa la posizione più alta del ministero che unisce le Pubbliche relazioni, l’Energia non convenzionale e le Entrate e la riabilitazione pubblica.
La famiglia controlla anche buona parte del trasporto privato dello Stato del Punjab ed è stata al centro di controversie negli ultimi anni per aver ottenuto favori con interessi economici fiorenti. Tuttavia, all’interno dell’elettorato sono molti che continueranno, almeno per ora, a votare membri di questo gruppo. Lo stesso accade in vari altri Stati, come in Tamil Nadu, ma anche in Maharashtra, dove il primo ministro locale è figlio di un famoso politico, che fu anche ministro in diversi governi a Nuova Delhi. Non solo. I figli di Bal Tackeray, fondatore e capo storico del discusso partito fondamentalista indù Shiv Sena, continuano, pur con alterne vicende, a calcare la scena politica dello Stato della metropoli Mumbai.
Narendra Modi, candidato del Bjp, quasi certamente trionfatore delle elezioni 2014, è un politico contro tendenza da questo punto di vista, e in più occasioni ha criticano il family raj dei Nehru-Gandhi, a cui appartiene il suo avversario Rahul Gandhi, senza dubbio privo del carisma di Modi. A prescindere da come andranno le elezioni e da come si formeranno eventuali coalizioni, questo stile di politica continuerà e non si potrà fare a meno di considerarla un elemento di continuità nel presente e nel futuro della vita politica della democrazia più grande del mondo.