Il potere della stupidità
La stupidità umana, la più grande forza distruttiva nella storia dell’umanità, prossima a noi più di quanto ci aspetteremmo, causa di molti se non di tutti i nostri problemi, non riteniamola invincibile. Questa la tesi che Giancarlo Livraghi difende con una logica arguta e rigorosa partendo da un excursus dei pochi altri autori che si sono interessati all’argomento. Più che un saggio sulla stupidità (anche), il libro è una promozione dell’intelligenza (Monti & Ambrosini editori, euro 15,00). L’autore mostra di aver davvero vissuto la vita fino in fondo perché pagine come le sue non si possono inventare. Il suo sguardo coinvolge e aiuta a guardare in noi stessi e fuori di noi – alle dinamiche sociali, politiche ed economiche – senza lenti distorte, in un’analisi schietta e disillusa mai disgiunta però da una grande fede nell’uomo e nelle sue capacità, che proprio in condizioni avverse possono venire in luce. Ad esempio, in circostanze di guerra o disastri naturali, si creano infinite occasioni per la moltiplicazione della malvagità e della stupidità. Ma si aprono anche infiniti piccoli spazi per la capacità di ingegnarsi in condizioni difficili, per la solidarietà, l’aiuto reciproco, la generosità, la comprensione, l’affetto, l’amicizia. In condizioni estreme si scopre che la stupidità rimane sì dominante, ma l’intelligenza non è quasi mai del tutto assente dal comportamento umano. Sarebbe importante imparare da quelle lezioni un modo per essere più intelligenti anche in tempo di pace. Un’importante arma per rosicchiare terreno al potere della stupidità è – secondo l’autore – non aver mai paura di dire ho sbagliato . Se sbagliare è umano, perseverare non è diabolico. È solo stupido. Non dobbiamo aver paura degli errori, né lasciarci innervosire, ma imparare a capirli. L’uso intelligente degli errori è uno degli antidoti alla stupidità. Ne esistono altri di antidoti: una voglia insaziabile di allargare sempre le nostre conoscenze, la curiosità, l’intuito, l’umorismo e l’ironia, il dubbio, la generosità. Ma probabilmente il più importante tra tutti gli antidoti è ascoltare, che vuol dire prima di tutto mettersi nei panni degli altri, capire le cose dal loro punto di vista, non solo udire ma avere una più ampia attenzione percettiva. Ma è importante anche saper ascoltare noi stessi. E saper cogliere il significato di situazioni, avvenimenti e circostanze. Se sappiamo ascoltare, non solo impariamo molte cose interessanti, ma possiamo anche cogliere i primi segnali della stupidità – e così evitarne le peggiori conseguenze. Pensando alla società mediatica odierna, con il suo non-pensiero di massa, ha particolare risonanza l’affermazione che le folle sono molto più stupide delle singole persone che le compongono. Bisogna non aver paura di pensare – o di avere un’opinione che non sia quella imposta dalle convenzioni e dalle abitudini. Livraghi con uno stile semplice e chiaro e una sana ironia, è esempio egli stesso di quell’arte difficile della semplicità sottile quanto l’esercizio dell’intelligenza, che può dirsi arte perché non è solo una conquista intellettuale tendervi, ma è anche un’emozione. I temi affrontati, quasi in una caccia per portare allo scoperto la stupidità da tutti gli anfratti dove può nascondersi – nel potere, nella burocrazia, nell’ignoranza, nella paura, nell’abitudine, nella fretta, nella tecnologia, solo per elencarne alcuni -, tengono sempre presente la complessità della vita, un miscuglio di situazioni opposte e difficilmente districabili, ma che con un’intelligenza umile non dobbiamo dubitare di riuscire ad affrontare in una visuale non fossilizzata ma aperta, saggia e equilibrata. Un’iniezione di speranza, dunque, quella dell’autore, di cui oggi c’è grande bisogno. Ma una speranza coi piedi per terra.