Il Portogallo e l’Europa assente
Le elezioni europee di domenica scorsa hanno registrato il maggior tasso di astensione della storia democratica portoghese: il 66,6 per cento. Anche così, meno di quanto si temeva.
La verità è che i candidati dei principali partiti non hanno contribuito ad aumentare nei cittadini l’interesse per le questioni europee e la coscienza della sua sempre più crescente importanza. I temi della campagna si sono centrati sulla valutazione delle politiche del governo nazionale e le elezioni sono state trasformate in un bilancio del suo operato.
Gli elettori hanno punito i partiti di centro-destra, responsabili di una politica di dura austerità. Insieme, questi partiti hanno raggiunto il 27,7 per cento dei voti e hanno perso tre dei dieci deputati che avevano al Parlamento di Strasburgo.
La vittoria del principale partito dell’opposizione (con il 31,4 per cento dei voti e otto seggi), il Partito Socialista, non è stata così schiacciante come alcuni avevano previsto. Per molti elettori, la situazione attuale non è estranea alle politiche del governo di questo partito, precedente a quello attuale.
Se nelle elezioni legislative del prossimo anno si manterrà la stessa differenza di voti, nessuno di questi partiti otterrà la maggioranza assoluta, per cui ci sarà bisogno di intese più larghe, quelle a cui, invano, si è appellato il Presidente della Repubblica. Il malcontento degli elettori ha portato al rafforzamento del Partito Comunista (con tre seggi) e alla dispersione del voto fra vari piccolo partiti. Tra questi, è stata sorprendente l’elezione dell’ex presidente dell’Ordine degli Avvocati, famoso per la violenza delle sue critiche alla classe politica in generale.
L’Europa è stata assente da queste elezioni. In Portogallo non sono sorte, al contrario di altri paesi, forti correnti antieuropeiste. Ma oggi i portoghesi sono lontani dall’entusiasmo degli anni successivi all’adesione all’euro. Si avvertono le difficoltà che tale adesione comporta, ma si riconosce anche che l’abbandono ne porterà altre ancora maggiori. E dall’Europa sembra che si parli soltanto delle questioni economiche. Manca ancora il sentimento di appartenenza a una comunità che non può essere solo economica.
Trad. it. Domenico D’Amiano