Il Porcellum torna alla ribalta
Il retroscena. Aldo Bozzi è unavvocato milanese di 79 anni, esperto in diritto amministrativo, senza sponsor politici, che dopo trent’anni da avvocato dello Stato e venti di professione, si dedica soprattutto ai ricorsi per il Tribunale dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
Nel 2009 Bozzi (anche a nome di altri 27 cittadini, nella qualità di "semplici elettori") aveva citato in giudizio davanti al Tribunale di Milano la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell'Interno, lamentando una presunta «lesione del diritto di voto» determinata dalle norme previste dalla legge elettorale Calderoli del 2005, perché il voto veniva espresso dai cittadini secondo modalità contraddicenti «i principi costituzionali del voto personale e uguale, libero e segreto e a suffragio universale diretto».
Con sentenza del 18 aprile 2011 il Tribunale milanese aveva escluso la «rilevanza giuridica» del ricorso, dichiarandosi incompetente a giudicare. Bozzi aveva quindi fatto ricorso in appello, ma anche in questa circostanza la Corte di Milano aveva giudicato la sua istanza inammissibile.
Da qui il ricorso davanti alla Suprema Corte della Cassazione, che, infine, ha accolto nei giorni scorsi le ragioni dei ricorrenti, dichiarando – con espresso riferimento sia alla nostra Costituzione che alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo – «rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale» della legge Calderoli, e disponendo l'immediata trasmissione degli atti alla Corte costituzionale.
I punti controversi della legge. Per la Suprema Corte sono principalmente tre: l’abnormità del premio di maggioranza, la difformità della sua attribuzione tra Camera e Senato e le liste bloccate.
In primo luogo, nella sua sentenza (la n.12060) la Cassazione definisce il meccanismo premiale previsto dal Porcellum (con l'assenza di soglia oltre la quale scatta il consistente premio di maggioranza che consente di raggiungere il 55 per cento dei deputati della Camera) come una«alterazione degli equilibri istituzionali», «manifestamente irragionevole, in base all’art.3 della Costituzione», nonché lesivo «dei principi di uguaglianza del voto e di rappresentanza democratica».
In secondo luogo, si fa rilevare che il premio di maggioranza per il Senato ha anche un altro «profilo di irrazionalità», non assicurando la governabilità perché, «essendo diverso per ogni regione, il risultato è una sommatoria casuale dei premi regionali che finiscono per elidersi tra loro e possono addirittura rovesciare il risultato ottenuto dalle liste e coalizioni di lista su base nazionale». E la Suprema Corte sottolinea come, in questo modo, «si favorisca la formazione di maggioranze parlamentari non coincidenti, pur in presenza di una distribuzione del voto sostanzialmente omogenea tra i due rami del Parlamento, e si compromette sia il funzionamento della nostra forma di governo parlamentare nella quale, secondo i dettami del bicameralismo perfetto, il governo deve avere la fiducia delle due Camere, sia l'esercizio della funzione legislativa che l'art. 70 della Costituzione attribuisce paritariamente alla Camera e al Senato».
In terzo luogo, i giudici della Cassazione avvertono che in gioco, con l'attuale legge elettorale, c'è anche «la libertà del voto», perché «all'elettore viene sottratta la facoltà di poter scegliere l'eletto», e bisogna chiedersi se «possa ritenersi realmente libero il voto quando all'elettore è sottratta la facoltà di scegliere l'eletto e se possa ritenersi "personale" un voto che è invece "spersonalizzato"».
Infine, sintetizzando le 39 pagine della sua "ordinanza interlocutoria", la Suprema Corte bolla così l’intero impianto della legge: «È dubbio che l'opzione seguita dal legislatore costituisca il risultato di un bilanciamento ragionevole e costituzionalmente accettabile tra i diversi valori in gioco». Bocciatura a 360 gradi! Pronunciamento un po’ tardivo. Ma meglio tardi che mai.
I commenti. Piuttosto che le reazioni ufficiali dei partiti (invero scontate e ipocrite, atteso che, nonostante abbiano tutti – a parole – criticato il Porcellum, in otto anni non hanno voluto veramente abrogarlo, per motivazioni autoconservative, trasversalmente condivise), preferiamo riportare da Twitter uno dei molteplici "cinguettii" che registrano il sentire comune della gente: «No, scusate. Ammettiamo che abbia ragione la Cassazione, e che il Porcellum sia veramente incostituzionale. Ma questi si svegliano dopo tre turni elettorali?».
L’auspicio. Augurando lunga vita al governo in carica, per il bene del Paese, prima che eventuali fibrillazioni facciano balenare all’orizzonte la iattura di un ricorso anticipato alle urne, forse è proprio il caso che il Parlamento provveda a cambiare in tempo utile questa (sciagurata) legge elettorale.