Il ponte della riconciliazione
Un antico ponte potrebbe essere il punto di contatto tra i due Paesi. Si tratta di avviare il restauro.
Cominciata con la presenza a Yerevan del presidente turco alla partita di calcio tra le nazionali turca e armena del settembre 2008 e proseguita con numerosi incontri in particolare in Svizzera, mentre in Turchia si è svolta la prima manifestazione pubblica di ricordo del “genocidio armeno” e in qualche modo sembra avviato il processo di pace per la zona conflittuale del Nagorno-Karabakh… Le acque si muovono tra le due nazioni, il che è estremamente positivo per il futuro della regione transcaucasica.
Altre acque, probabilmente, in un prossimo futuro conosceranno un simbolo di questo faticoso processo di pacificazione. Si tratta del ponte di Ani sul fiume Akhurian, punto di passaggio della Via della seta, città di frontiera nella provincia di Kars (resa celebre dal libro Neve del Premio Nobel Ohnan Pamuk), dove dietro iniziativa di alcune organizzazioni non governative si sta anche mettendo mano alle questioni della chiesa armena dalla Santa Croce, restaurata già nel 2007, ma mai terminata completamente, visto che le autorità turche si sono sempre opposte alla posa di una croce sul vertice della cupola principale della chiesa. .
Sembra ora che il luogo possa essere aperto al culto almeno una volta all’anno, e che la croce possa essere fissata sulla chiesa. I toni si smorzano. Ha detto ad esempio Gagik Gyurjian, armeno, a capo dell’International Council of Monuments and Sites, ong indipendente e realmente universale: «Non dobbiamo aspettare l’apertura delle frontiere per avviare un passaggio di pace». E ha aggiunto: «Le nostre memorie culturali sono state distrutte finora e le nostre tracce sono state danneggiate. Ma le tracce armene ora fanno parte della ricchezza della Turchia». E ha concluso: «Turchi e armeni sono membri dell’Unesco, quindi la nostra responsabilità è comune».