Il Piemonte difende il terzo settore
Tremila sabato scorso, 2 febbraio, a Cuneo, e oltre mille il mercoledì successivo, a Torino. Tutti in piazza per protestare contro i tagli socio-assistenziali effettuati dalla Regione Piemonte e per denunciare i pericoli che il sociale sta correndo con la chiusura di servizi fondamentali. Le aziende del settore denunciano crediti nei confronti delle Asl e Regione per oltre 500 milioni di euro con ritardi nei pagamenti che superano i 13 mesi e che mettono a rischio la stessa sopravvivenza delle imprese, in gran parte cooperative sociali, che non riescono a pagare gli stipendi ai dipendenti anche a causa delle difficoltà di accedere al credito bancario. Una situazione insostenibile che sta mettendo in ginocchio Consorzi, Comuni, cooperative sociali, associazioni, famiglie, perché grazie a quei fondi si garantiscono l’assistenza agli anziani nelle case di riposo o a domicilio, ai non autosufficienti, l’apertura dei centri diurni per i disabili, l’assistenza domiciliare, gli aiuti alle famiglie in difficoltà e tutti quei i servizi rivolti ai più deboli, dal disagio alla prevenzione.
Nelle manifestazioni ci sono proprio tutti: cittadini, famiglie, operatori, utenti, responsabili dei settori e una schiera di decine e decine di sindaci per manifestare per il diritto al sociale e per sollecitare le istituzioni sull’attenzione al terzo settore. Centinaia le pettorine viste tra la folla con la scritta “Io difendo i diritti sociali”, decine i cartelli e gli striscioni, le bandiere, gli slogan gridati.
Proteste che hanno portato ad una prima risposta della Regione che ha fissato l’istituzione di un tavolo di crisi per definire un piano di rientro dei debiti delle Asl con una liquidazione in tempi rapidi e certi; il sostegno con risorse aggiuntive delle Asl maggiormente colpite dalla stretta finanziaria; la priorità nei pagamenti ordinari delle Asl ai soggetti sociali pubblici e privati che operano nel campo dei servizi alla persona nei quali è prevalente l’incidenza della componente lavoro, come le cooperative sociali, le case di riposo, i consorzi socio assistenziali.