Il piacere e i valori

Articolo

«Potrebbe aiutarmi a vedere l’aspetto positivo nel piacere? Che rapporto ha il “piacere”con i “valori”?».

Giampaolo – Grosseto

 

Premetto che c’è piacere e piacere, e che il piacere e i valori sono inseparabili. Infatti, essi si definiscono entrambi mediante il riferimento al bene, cioè a ciò che è buono per un essere umano.

Provare piacere è sempre godere del bene. Più un valore incarna il bene, più il suo godimento è fonte di piacere intenso. Così, il piacere di un pasticcino è certamente reale, ma il grado di bene che c’è in esso è minimo. Al contrario, il piacere di una grande amicizia è notevole e produce quindi un godimento incomparabile. 

Pur essendo abituale, il fenomeno della disparità dei piaceri legata alla qualità dei valori merita una particolare attenzione. Infatti, è proprio la gerarchia dei valori a fondare le evidenti differenze esistenti fra i nostri piaceri e le loro qualità particolari.

Ad esempio, una persona può preferire il piacere dell’alcol a quello dell’amicizia, ma questa preferenza soggettiva non potrà mai fare dell’alcol un bene superiore all’amicizia. Oggettivamente, l’amicizia possiede in sé una qualità nettamente superiore in termini di corrispondenza con ciò che può soddisfare pienamente l’essere umano, in particolare a livello della sua intelligenza e volontà libera. Essa è un bene che rispetta e promuove maggiormente le condizioni della piena realizzazione personale. Perciò è normale aspettarsi di godere più dell’amicizia che dell’alcol. Evidentemente il valore in causa, cioè la qualità del bene che si realizza nell’amicizia, conviene alla persona umana decisamente più dell’alcol. La misura di questa convenienza diventa quindi anche la misura del piacere che offre. Perciò, il godimento e il diletto dovrebbero crescere in funzione del valore che incarnano nell’organismo.

Da questa verità deriva una conseguenza molto piacevole: più i nostri valori sono profondi, più i nostri piaceri sono in grado di soddisfare corpo e anima.

Da questa prima conseguenza ne deriva una seconda: più i piaceri sono conformi allo sviluppo dell’umano in noi più avranno un potere di guarigione, perché favoriranno maggiormente l’armonia delle relazioni fra il corpo e lo spirito. Due autori come Orstein e Sobel vanno ben oltre, quando dicono senza timore che: «Per coltivare il benessere, l’ideale sarebbe quello di occuparsi del proprio prossimo invece di concentrare l’attenzione su sé stessi».

pasquale.ionata@tiscali.it

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons