Il perdono che Dio non si stanca di concedere
Domenica scorsa, durante l'Angelus, papa Francesco ha messo al centro della sua predicazione la parola "perdono". Il Vangelo dell’adultera pone al centro dell’agire di Gesù il perdono e la misericordia di Dio. Come dice Agostino, la misericordia e la miseria si sono confrontati e si sono trovati l’uno di fronte all’altra. Gesù perdona l’imperdonabile, perché la donna è colta in flagranza di reato ed è perfettamente consapevole di questo. La donna, secondo la legge di Dio, deve essere condannata alla lapidazione.
Il perdono di Gesù irrompe in questa situazione. La forza dei farisei sta nel chiedere il perfetto compimento della legge di Dio. Gesù spariglia le carte, perché rinvia al mistero di Dio che è ricco di misericordia. Solo chi è senza peccato può lanciare la pietra. Dunque solo Dio può lanciare la pietra. Ma Dio non lancia pietre e non raccoglie sassi. Solo i farisei e noi uomini religiosi siamo i bastonatori. Non Gesù.
Già papa Giovanni, nel discorso di apertura del Concilio, cinquanta anni fa aveva detto: «Sempre la Chiesa si è opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati con la massima severità. Ora tuttavia la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia, piuttosto che della severità». Paolo nella prima Lettera ai corinti (4,21), scrivendo a coloro che a Corinto si sentivano gonfi, così dice: «Che volete? Debbo venire a voi con il bastone o con amore e con spirito di dolcezza».
Oggi papa Francesco ci ricorda che nella Chiesa, come ai tempi di Gesù e anche di papa Giovanni, ci sono i bastonatori: «Anche noi, credo, siamo questo popolo, che da una parte vuole sentire Gesù, ma dall’altra a volte ci piace bastonare gli altri, condannarli. E il messaggio di Gesù è questo: la misericordia. Per me, lo dico umilmente, il messaggio più forte del Signore è questo: la misericordia». Dobbiamo scegliere tra la Chiesa della verga, del bastone, e la Chiesa della misericordia.
Ma la misericordia di Dio rende visibile la forza del perdono di Gesù. Continua papa Francesco: «Il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono, perché lui mai si stanca di perdonare». Nel papa il chiedere perdono è la cifra permanente del credente, ciò che lo costituisce di fronte alla misericordia di Dio. Di fronte alle violenze del mondo il cristiano chiede costantemente perdono, ogni giorno, sempre, perché anche una sola goccia di sangue versato rinvia al sangue di Gesù ed è eloquente davanti al trono di Dio.
La Chiesa argentina, per la tragedia della dittatura, nel Duemila, nel tempo giubilare, ha chiesto perdono. Oggi il papa dice alla sua Chiesa di origine, ad ogni Chiesa, che ogni giorno dobbiamo chiedere perdono per le violenze nei confronti dei poveri e delle vittime, dei bambini e degli anziani. Solo ammettendo la nostra colpa e la colpa di tutti potremo diventare degni davanti a Dio. Non un giorno solo, ma ogni giorno.
Il perdono non è un'astuta diplomazia, ma l’assunzione di responsabilità di fronte alla violenza che opera nella storia. Il perdono è sempre crocifisso, perché è il fare la pace per mezzo del sangue della croce. Ecco la Chiesa del perdono che sogna papa Francesco. Sono le parole intrise di sapienza evangelica di quella “nonna”, di cui domenica, al suo primo Angelus, ha raccontato il papa, che la definiscono. Dice questa donna, nella sua semplicità: «Il Signore perdona tutto… Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe». La storia del mondo è segnata e redenta dal perdono di Dio. Senza il perdono di Dio tutto si perde.
Il perdono non è una parola ecclesiastica o pia, è parola del Vangelo, è parola per il mondo, è la parola che assume e dà dignità al dolore delle vittime e converte il cuore dei carnefici. Gesù ha consegnato questa parola dal suo patibolo, ed è parola universale, per tutti. È la parola per la Chiesa di Roma e per la Chiesa di Argentina, per la Chiesa della Siria e per la Chiesa della Palestina, per tutte le Chiese, per tutte le persone di buona volontà, per i peccatori, per tutti i peccatori.
Dio in Gesù perdona l’imperdonabile. Non si perdona a percentuale o a tempo, per questo non dobbiamo stancarci di chiedere costantemente il perdono. In questo modo si entra nel mistero di Dio, che non si stanca mai di perdonare, perché Lui sa che nel futuro del carnefice c'è il pieno riconoscimento del grido delle vittime che sale fino al trono di Dio e dell’Agnello.