Il pensiero medievale nelle “scholae” della Cristianità
Dal Concilio di Nicea a quello di Trento, la Storia del pensiero medievale di Città Nuova recensita dal giornalista Francesco Tomatis per Avvenire
Riproponiamo da Avvenire, la recensione di Francesco Tomatis, sul volume Storia del pensiero medievale del prof. Giulio D’Onofrio edito da Città Nuova
«In principio era la scuola di Atene. Raffaello la dipinse in maniera esemplare, archetipica nelle stanze vaticane: Platone e Aristotele, fra i molti, a indicare con mano il cielo infinito e la misurata terra. Ma il principio comportava un preinizio, molteplice. Parliamo di Pitagora e della sua scuola, a Crotone e non solo. Di Parmenide e di Zenone a Elea. E con Mileto, Efeso, Clazomene… abbiamo il grande arcipelago della scuola di pensiero greca. Con Giovanni e Pietro viene rinnovata la grande scuola, invertendo i ruoli dei protagonisti paradigmatici: il più giovane, amato da Gesù, è colui che volgendo al cielo e all’avvenire più tocca intelligentemente il mistero della resurrezione da corpo mortale, profetizzando il regno dei cieli e la città di Dio, invece l’anziano, Pietro, senza la lenta ma salda fede del quale non vi sarebbe accesso al Cristo e alla sua tomba vuota, costituisce la terra rocciosa, fatta di pietra, ben fondante la comunità terrena non solo ecclesiale.
Lo mostra la stupenda immagine dei due apostoli in dialogo sul sepolcro vuoto e innanzi a un cielo stellato misterioso eppure ricco di lumi, tratto dal Libro di preghiere di Marie de Grave, che in copertina ben introduce la Storia del pensiero medievale di Giulio d’Onofrio, a ricordare il vivente passato delle scuole filosofiche greche ma anche la nuova fonte rivelativa e comunitaria, che in lunghi secoli ha dato vita alle scholae.
La vasta opera di d’Onofrio ne riassume con profonde analisi e parallele visioni la complessività del pensiero, nel periodo che va dal concilio di Nicea a quello di Trento; ci immerge nelle fondamenta salde e interrogative, ispirate e variegate della christianitas. E che le grandi scuole continuino senza soluzione di continuità, pur nelle mutazioni e variazioni dovute ai tempi e alla molteplicità dei singoli pensatori partecipi dell’opera corale, lo dice bene d’Onofrio non solo nel meritorio volume, che succede al Gilson quale testo di riferimento unico nella compagine occidentale, ma anche nel mostrare con la sua scuola il valore di una tradizione. Alludo alla scuola dottorale che egli conduce all’università di Salerno, con il dottorato di ricerca in filosofia, scienza e cultura nell’età tardo-antica, medievale e umanistica.
I frutti delle ricerche di tanti allievi, provenienti da più università italiane e europee, troveranno collocazione unitaria in una nuova collana sempre presso Città Nuova, "Collationes". Da Boezio e Gregorio Magno sino a Eckhart e Petrarca, attraverso l’approfondimento di ogni singolo pensatore medievale, uno a uno conosciuti, esposti e interpretati, nell’intrecciarsi di filosofia e teologia, fede e ragione, d’Onofrio permette con quest’opera l’accesso a una grande scuola anche da parte del lettore meno avvezzo a schemi interpretativi e questioni disputate, suscitando la passione per la vera filosofia, che sia eredità greca o rivelazione della nuova fonte conoscitiva: la fede cristiana. Il sepolcro del Cristo non resterà vuoto, la scrittura biblica non rimarrà lettera morta, grazie all’intelligenza filosofica e alla fede filologica e ecclesiale che è merito della Storia del pensiero medievale di d’Onofrio saper ricordare e ravvivare».