Il patto educativo
È stata la grande filosofa spagnola Maria Zambrano a preannunciare quello che stiamo vivendo, quando alla metà del ‘900 affermava che stava arrivando una delle crisi più buie della storia dell’umanità. Intendeva con ciò il crollo dei sistemi di riferimento sociali, politici e comunitari.
La rapidità dei media, la globalizzazione sfrenata e la tecnologia hanno rappresentato un vero tsunami mondiale, tanto da far dire allo psicologo Umberto Galimberti che in questi ultimi 40 anni sono avvenuti molti più cambiamenti che nel secolo precedente. E non sono avvenuti cambiamenti qualsiasi, è successa una vera e propria rivoluzione sociale, culturale, economica. Rivoluzione che facciamo fatica a comprendere e governare.
In questo marasma si affacciano all’orizzonte spinte emotive in grado di suggestionare momentaneamente i popoli, ma senza un progetto globale e senza una meta all’orizzonte. I vari populismi, le rigidità in campo sociale e i muri costruiti in varie parti del mondo sono tentativi scomposti e disperati per contenere il fenomeno. Tentativi basati più sulla protesta, che non sulla proposta. Questi tentativi, però, se da una parte cercano di raccogliere le sofferenze sociali e le ferite dei popoli che risultano scomposti e frastornati, dall’altra cercano di difendere ciò che non è più possibile difendere come la razza, la nazione, la comunità. E lo fanno spesso con rigidità e discriminazione. Tentativi destinati a fallire, perché la liquidità di quanto sta succedendo non può essere arrestata con barricate emotive o con proclami nazionalistici.
Ecco allora il patto educativo lanciato da papa Francesco: prevede l’incontro, nel maggio del 2020, di tutte le persone e le agenzie educative che vogliono contribuire a dare una risposta seria, semplice e intelligente al fenomeno. Sappiamo che lo Spirito Santo illumina la realtà ed è così anche adesso. Il papa vede che questa crisi è un’opportunità, una risorsa che può essere sfruttata al servizio della comunità.
D’altro canto anche Luciano Manicardi, priore della comunità di Bose, afferma che questa crisi è paragonabile alle doglie del parto e si può intravedere il nuovo, il bambino che sta nascendo. Il papa invita a raccogliere le varie spinte e a incanalarle verso un nuovo patto educativo globale in grado di tenere insieme la peculiarità di ciascuno e l’uguaglianza di tutti. È un patto aperto, costruttivo, in grado di cogliere il positivo delle varie spinte, senza perdere l’identità di esseri umani, di fratelli che abitano questo pianeta, che responsabilmente vogliono vivere nel migliore dei modi possibili.
Il papa indica cinque strade:
– rispetto dell’ambiente e delle persone;
– costruire il villaggio della Terra ove l’educazione sia al centro della convivenza;
– mettere la singola persona al centro perché è immagine di Dio;
– mettere insieme le energie di tutti per migliorare l’abitabilità del pianeta e per tutelare i fratelli più deboli e fragili;
– rivolgere l’invito a tutti, soprattutto ai giovani, futuri governanti della terra.
Allora facciamo quanto dice papa Francesco. Iniziamo a costruire relazioni di reciprocità educative nel luogo dove viviamo. Ci prepareremo così al suo invito.