Il passaggio

Mio figlio ha iniziato a settembre la prima elementare. Questi primi mesi non sono stati semplici per lui. È spesso nervoso e non ci va molto volentieri. Cosa posso fare per aiutarlo ad inserirsi?. Angelica – Parma ¦ Il passaggio dalla scuola materna alla scuola elementare è sempre un’esperienza molto delicata ed importante per il bambino. Spesso i genitori tendono a caricarla di troppe emozioni e aspettative che portano il figlio a reagire in modi contraddittori. Per comprendere che cosa il bambino sta vivendo, proviamo ad entrare nella sua vita, o meglio nel suo modo di percepire la realtà. Durante la scuola materna, vive un’esperienza di accoglienza e di sintonia col proprio modo di essere. Sperimenta che il tempo, lo spazio, le persone sono al suo servizio, alla sua portata. Con la scuola elementare, la realtà cambia. Non solo i banchi sono più alti e le sedie più grandi, le aule meno vivaci (in alcuni casi), ma dopo una settimana c’è un orario scolastico impegnativo con varie materie e insegnanti. Ed è il bambino che deve adattarsi, trovando in sé gli stimoli e le energie per farlo. Ciascun ragazzino ha il suo modo di reagire di fronte al cambiamento. C’è chi trova subito entusiasmanti le novità; altri stanno un po’ appartati; altri ancora tendono ad essere irrequieti, agitati, ansiosi. Cosa fare? Innanzitutto, considerare che il passaggio è positivo e che gradualmente tutti i bambini riescono ad inserirsi. Per aiutarli, si può sdrammatizzare, abbassare la tensione. Li si può accompagnare col sostegno e l’accoglienza. A questo proposito, mi sembra importante che sia le insegnanti e i genitori conoscano la regola d’oro, che suggerisce di fare al prossimo ciò che si vorrebbe fosse fatto a sé. Ciò significa essenzialmente mettersi nei panni del bambino. E le occasioni per poterlo fare sono molteplici. Una delle più importanti, a mio avviso, riguarda l’entrata in classe e il rientro in famiglia. Quanto sarebbe bello che i genitori non facessero domande da interrogatorio, ma dicessero semplicemente: Sai, ti stavo aspettando; se vuoi mangiare è pronto; forse sei stanco… dopo, se vorrai raccontarmi come è andata a scuola, mi farebbe piacere. In questo modo, egli non si sentirebbe in obbligo, ma atteso con amore. Il bambino, infatti, va considerato come altro da sé, con la propria libertà e dignità. Il genitore può offrirgli l’opportunità di condividere ciò che sta vivendo. E ciò è fondamentale per la crescita di entrambi. acetiezio@iol.it

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