Il Partito dell’uomo comune stravince in India
Aam admi party (Aap), il partito dell’uomo comune, come recita la sua definizione in lingua hindi, nel giro di un anno è passato dall’atto formale della sua fondazione al trionfo nelle elezioni amministrative della capitale dell’India, New Delhi. La formazione politica è stata fondata ufficialmente il 26 novembre 2012, grazie all’azione di Arwind Kejriwal, da sempre parte del movimento di opinione pubblica animato da Anna Hazare, che dal 2011 ha avuto un forte impatto sociale in India. Mentre Hazare ha da sempre optato per un movimento non allineato politicamente, Kejriwal alla fine dello scorso anno ha fondato l’Aam admi party, che con la scopa come simbolo, si è presentato per la prima volta a una tornata elettorale in occasione delle recenti elezioni amministrative che si sono svolte nella capitale indiana.
L’Aap si è imposto come il secondo partito di New Delhi, al termine di una campagna elettorale in cui ha proposto di spezzare l’asse fra governo e imprese private, che pare essere all’origine dell’aumento dei costi di acqua ed elettricità, e di imporre misure più severe contro gli abusi sessuali che sono aumentati nel Nord dell’India, suscitando proteste diffuse in tutto il Paese.
Arvind Kejriwal e il suo partito, ormai chiamato "della scopa", ha letteralmente spazzato via l’amministrazione di Sheila Dikshit, un’abile donna da sempre in politica, che aveva riportato il Congresso al governo dell’amministrazione locale della capitale, mantenendone il controllo politico per quindici anni. La sconfitta subìta dal Congresso è parte di una débâcle prevista, anche se forse non in questi termini, che ha visto, oltre a Delhi, quattro Stati importanti – Rajasthan, Madhya Pradesh, Chhattisgarh e Mizoram – tornare o restare sotto il controllo del Bharatya janata party (Bjp).
Nella capitale, il successo dell’Aap è stato salutato da migliaia di scope brandite dai sostenitori di Kejriwal, scesi in strada alla notizia del trionfo. Il partito ha guadagnato 28 dei 70 seggi dell’Assemblea locale della Capitale (da non confondere con il Parlamento) e segue a ruota il ben più esperto Bjp che ha riportato un successo generale nella tornata elettorale. In effetti, il partito delle scope ha creato una sorpresa ad effetto non solo per il Congresso, che esce umiliato dalle elezioni, ma anche per il Bjp stesso, che, pur vittorioso, vede la minaccia dell’impatto popolare dell’Aap, che ha già annunciato di volersi presentare alle elezioni politiche del 2014, che provvederanno al rinnovo delle Camere a livello nazionale.
Il suo successo va ben al di là dei seggi conquistati. Esprime, infatti, un senso di grande insoddisfazione all’interno dell’opinione pubblica della capitale e, per certi versi, dell’intero Paese. È infatti molto sintomatico che nel giro di 12 mesi, e quasi completamente sprovvisto di risorse e fondi per una campagna elettorale, un partito veramente dell’uomo comune sia riuscito a conquistare un successo così eclatante. A dimostrazione di questo sta il fatto che, da alcuni sondaggi, è emerso che l’Aap si è guadagnato la sua fetta di elettori ritagliandosela dalla base del Partito del Congresso nelle zone delle bidonville e dalla sezione di élite fino ad ora favorevole al Bjp. Si tratta, quindi, di un fenomeno che dimostra quanto il disagio della corruzione, per eliminare la quale l’Aap si batte, sia sentito a tutti i livelli, sia sociali che politici.
Negli altri Stati, che hanno votato per le rispettive assemblee locali, il risultato è stato impietoso per il Partito del Congresso: 4 a 0 a favore del Bjp. Il sentimento nazionale che aveva sostenuto il partito guidato dalla famiglia Gandhi, sia nel 2004 che nel 2009, ha voltato le spalle a questa formazione politica, nuovamente a favore del Bjp, che aveva governato in precedenza. Ma anche per quest’ultima formazione politica il discorso non è scontato. La lezione dell’Aap dimostra, infatti, che il malcontento è contro una forma tradizionale di politica che favorisce corruzione e scandali.
Nel 2014 si svolgeranno le elezioni politiche. I partiti maggiori, Congresso e Bjp, hanno ora alcuni mesi di tempo per aggiustare la mira. Il primo ha realizzato il risultato peggiore dalla débâcle del 1993 e il secondo, pur avendo riportato vittorie significative, sente sul collo il respiro dell’immediato inseguitore. L’Aap a Delhi ha conseguito solo tre seggi in meno del Bjp. Anche in Chhattisgarh la vittoria del Bjp è stata limitata a una manciata di voti. Invece di guadagnare quattro amministrazioni, il Bjp avrebbe benissimo potuto vincerne solo due. All’interno del partito, un tempo riconosciuto come quello dei fondamentalisti hindu, è necessario che si realizzi una disamina che permetta di riflettere sulle scelte operate fino ad oggi. La scelta di Narendra Modi, già primo ministro dello Stato del Gujarat, accusato di aver fomentato nel 2002 scontri socio-religiosi fra indù e musulmani che sortirono centinaia di vittime, deve essere studiata con attenzione e, probabilmente, seguita da altre scelte interne.
Un altro elemento che deve far riflettere i contendenti è il fatto che in passato, spesso, le elezioni locali in questi quattro Stati non hanno avuto una relazione univoca con quelli delle elezioni politiche nazionali, svoltesi dopo qualche mese. Come fa notare un fondo del quotidiano The Hindu una cosa sola è certa e, per questo, la situazione attuale si differenzia da quella delle elezioni degli anni passati. Il Congresso si presenta alla tornata elettorale con 10 anni di storia di potere continuativo, che è stato, soprattutto nel corso dell’ultimo mandato, disseminato di scandali che hanno messo in evidenza il grado di corruzione generale nel Paese, soprattutto in seno all’amministrazione. L’inflazione, poi, ha ricominciato a salire, dopo anni di stabilità economica che ha fatto dell’India una delle potenze economiche rampanti su scala mondiale. Il Congresso, infine, si trova a dover affrontare questi ultimi mesi precedenti alle elezioni, senza aver preso una decisione definitiva in quanto al proprio candidato come potenziale primo ministro.
Alla proclamazione dei risultati, Sonia Gandhi, che ancora guida la segreteria del partito, ha ammesso la sconfitta e ha richiamato i suoi colleghi ad accettare con umiltà il parere popolare e a realizzare una vera introspezione costruttiva in vista delle prossime scadenze.