Il parere dei giovani

A chi oggi pensa ad una più o meno prossima vita di coppia, la società pone due possibilità da scegliere: convivo oppure mi sposo? A differenza di quanto accadeva fino ad una generazione fa, quando una vita insieme iniziava praticamente sempre con il matrimonio, adesso costumi e mentalità sono cambiati. Così Lorenzo, di 26 anni; Manuela, di 22; Patrizia, di 28; Daniele, di 27; Massimiliano, di 30, e con loro tanti altri, rispondono su cosa si pensa nel 2003 la vita di coppia: “Il matrimonio è la cosa più bella che si possa fare della pro- pria vita, ma se la persona scelta si rivela poi non essere quella giusta, rischia di trasformarsi in una tortura. Allora è meglio arrivare al matrimonio solo dopo un periodo di convivenza, per conoscere nella quotidianità la persona a cui si è deciso di affidare il proprio futuro. Altrimenti sarebbe come dire di doversi consegnare a quella persona ad occhi chiusi”. C’è anche chi il matrimonio lo rifiuta per scelta – vuoi perché ateo, vuoi perché ricorda magari l’esempio di genitori divorziati, di matrimoni combinati o vissuti in modo formale – e chi intanto lo rimanda e nel frattempo convive, in attesa di raggiungere la sicurezza economica, di avanzare con la carriera, o solamente di sentirsi pronto per fare il grande passo. Poi c’è chi, come Claudio e Manuela, ha deciso di sposarsi direttamente. “Se Manuela – spiega Claudio – avesse per esempio chiesto a me di convivere, io non lo avrei fatto: per me non avrebbe avuto senso. Avrei preferito allora andare ad abitare per conto mio, così mi sarei sentito più libero”. “Neanche a me interessava – continua Manuela -: non era la nostra strada. La vita è un’avventura, e la scelta di sposarci ha contribuito a caratterizzarla ancora di più in questo senso; certo per arrivarci occorre sapersi buttare e mettersi in gioco”. “Abbiamo diversi buoni amici – continuano – che tuttora convivono o che lo hanno fatto prima di sposarsi. “Quando hanno saputo che noi ci sposavamo, si sono meravigliati: noi non avevamo molti soldi a disposizione e lo stipendio di Claudio non era dei migliori, mentre loro, che in alcuni casi guadagnavano anche più di noi, ancora aspettavano a compiere quel passo. Quando venivano a casa rimanevano increduli, e ci chiedevano per ogni oggetto dell’arredamento quanto l’avevamo pagato. “Non avere chissà quale conto in banca non ci ha impedito di sposarci, né certamente di farlo in modo degno; e la fiducia cieca per l’amore reciproco e quotidiano tra noi due ci ha portato a risultati che mai ci saremmo immaginati”. Spaziofamiglia@cittanuova.it

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