Il paradosso più efficace

Il paradosso piu efficace Chissà se Osama Bin Laden, senza le cui folli gesta forse non ci sarebbe stata la convocazione del 24 gennaio, avrà seguito la diretta da Assisi. Speriamo lo abbia fatto lo studioso Samuel Huntington, autore del fin troppo citato libro Lo scontro delle civiltà. E magari avrà sbirciato qualcosa in tivù dal suo eremo newyorkese la scrittrice Oriana Fallaci, che con il suo ultimo stizzito lavoro La rabbia e l’orgoglio non aiuta né a capire la fase attuale, né, disprezzandoli, a rapportarsi con i fedeli dell’islam. Se i tre avessero addirittura preso posto sotto la grande tenda a ridosso della Basilica francescana, si sarebbero accorti che quel giorno la Storia passava proprio da là e che le loro convinzioni avrebbero patito qualche crepa. Gli interventi dei leader religiosi hanno espresso infatti una convincente sintonia. “Negli ultimi mesi – ha esordito il vescovo anglicano Garrard – abbiamo appreso quanto sia grande il bisogno l’uno dell’altro. Talvolta ci siamo definiti per ciò che ci divide, piuttosto che per quanto ci unisce”. Tutti concordi sulla strada da battere. “In un mondo scosso dalla ferocia di odi alimentati da fondamentalismi religiosi, il dialogo e le relazioni tra persone di differenti credi – ha affermato il luterano Ishmael Noko – sono espressione di genuina fede in Dio”. Per Amadou Gassetto, leader di una delle religioni tradizionali africane, “niente vale più del dialogo che permette di lasciarsi nella mutua comprensione”. E la conseguenza intravista? “Quando gli uomini lavorano per la pace, la loro terra diventa ubertosa e il bestiame si moltiplica per il benessere di tutti”. Ma quale pace? “Per i pensatori laici, la pace è assenza di violenza – ha ricordato la signora induista Talwalkar -, ma questo tipo di pace è giunto ad un punto morto. La pace consiste invece nel mantenere l’equilibrio e l’armonia all’interno e all’esterno. La religione, se rettamente compresa, ne è la forza propulsiva”. La voce dei musulmani è stata affidata alle sagge parole di Al-Azharb Mohammed Tantawi: “Le religioni predicano i valori dell’etica e la cooperazione tra i popoli in favore della benevolenza e della pietà, e non per l’offesa e l’aggressione “. Gli ha fatto eco il rabbino Israel Singer: “Dobbiamo rigettare le distorsioni degli insegnamenti religiosi, sorte nel passato, e non possiamo ventilare l’idea che la violenza contro i membri di altre fedi siano di origine religiosa”. Chiara Lubich è intervenuta, assieme ad Andrea Riccardi, a nome della Chiesa cattolica (due laici! una scelta innovativa), sottolineando il grande apporto del dialogo sulla via della pace. E senza escludere chi non ha un riferimento religioso. Per Chiara, il dialogo è “generatore di quella fraternità che può diventare, in questo difficilissimo momento storico, l’anima della vasta comunità mondiale”. Riccardi ha evidenziato la lampante lezione storica di tutto il Novecento: “La pace è possibile e la guerra è un’avventura senza ritorno. Abbiamo compreso meglio che solo la pace è santa, mai la guerra”. Quando Giovanni Paolo II ebbe l’intuizione, sedici anni fa, del primo appuntamento ad Assisi, dominava l’idea che le religioni fossero un fattore residuale nella cultura e nella società e la secolarizzazione l’elemento vincente. Anzi, le religioni rischiavano di essere trascinate ancora in logiche di conflitto. Papa Wojtyla radunò i vari leader per pregare gli uni accanto agli altri, non più gli uni contro gli altri. Dopo l’11 settembre, con il crollo delle certezze politiche ed economiche, le religioni sono state interpellate per dare senso e significato al vivere e allo sperare. Il papa ha saputo rispondere con pronto intuito. Così, mentre le Nazioni Unite sono in affanno e i leader politici delle principali potenze sono privi della necessaria autorevolezza, nella città di Assisi ha fatto tappa quella sorta di Concilio delle religioni, quell’Onu dello spirito, che dall’86 va prendendo consistenza grazie alle iniziative di dialogo promosse dalle varie fedi. A confronto con la pesante crisi planetaria, risulta una forza debole, affidata com’è al digiuno e alla preghiera. Un paradosso, insomma. Ma è proprio ciò che serve per indicare il futuro alla politica e all’economia.

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