Il papa maledice chi fa la guerra: Nessuna giustificazione. Dio piange
Giovedì scorso il papa, nell'omelia mattutina a Santa Marta, ha detto alcune cose che hanno un particolare rilievo oggi, nel contesto in cui la tragedia diventa la cifra delle persone. Francesco ha per la prima volta maledetto la guerra. Dice il papa commentando il pianto di Gesù su Gerusalemme: «Questi che operano la guerra sono maledetti». Il passivo indica l'agire di Dio, non del papa: è Dio che maledice la forza della guerra.
Addirittura il papa parla del pianto di Dio. Commentando il pianto di Gesù a Gerusalemme, Francesco dice: «Quando tutto il mondo come oggi è in guerra – è una guerra mondiale a pezzi: è dappertutto –, non c’è giustificazione. E Dio piange, Gesù piange».
Di fronte alla tragedia della guerra il papa pone il pianto di Dio. Di fronte alla violenza di chi fa la guerra, il papa pone il pianto di Gesù. Ma il papa dice anche un’altra cosa che riguarda tutti coloro che nelle prossime settimane celebreranno il Natale. Il papa: «Siamo vicini al Natale: ci saranno luci, feste, alberi luminosi, presepi… tutto truccato: il mondo continua a fare la guerra, a fare le guerre. Non ha compreso la strada della pace».
Il papa nel messaggio ricorda ai cristiani che non si può celebrare il Natale se c’è la guerra perché sarebbe un Natale truccato e vorrebbe dire che la Chiesa non ha compreso la strada della pace. Il papa ha una visione molto realistica della guerra, così la descrive: «Rovine, migliaia di bambini senza educazione, tanti morti innocenti: tanti! E tanti soldi nelle tasche dei trafficanti di armi».
Così la maledizione della guerra diventa maledizione dei trafficanti di armi. Non c’è giustificazione al traffico delle armi. È qualcosa che Dio maledice. Da questo punto di vista il papa cancella con un tratto di penna un documento sul traffico delle armi prodotto dal Consiglio pontificio Giustizia e pace del 1994, in cui veniva giustificato il traffico delle armi. Oggi tuttio questo non c’è più. In un attimo il papa svela l’inganno e la seduzione della guerra.
Domenica scorsa, nell’Angelus, il papa ha indicato due parole come le parole decisive per cambiare il mondo e per vincere la guerra: la riconciliazione e il perdono. Gli uomini politici cercano la guerra, auspicano la guerra. Il papa segue un’altra strada apparentemente più difficile, più complicata, ma l’unica che è in grado di disarmare i cuori, le menti e le mani. Il papa ha parlato della Terza guerra mondiale fatta a pezzi e di fronte ai pezzi della guerra il papa offre e chiede una pace sola, una pace che diventi punto di riferimento di una grande politica mondiale. I pilastri di questa pace, come ha detto più volte, sono il dialogo, la riconciliazione, il perdono e la verità.
In questi giorni terribili, l’unica parola nuova, capace di futuro, è venuta da questo straordinario profeta del perdono. Siamo chiamati ad essere all’altezza di questo orizzonte. Ce lo chiedono le vittime di tutte le guerre, ce lo chiedono le vittime di Parigi, Bamako, della Siria e di tutto il Medio Oriente, della Palestina e di Israele. A noi tocca riconoscere la via della pace. Il papa ce la indica come unica soluzione per fermare il tempo della guerra.