Il papa in sinagoga

Papa Sinagoga

Il 17 gennaio ha vinto la fiducia e la voglia di sperare nella durevolezza del dialogo fra ebrei e cattolici, nato mezzo secolo fa nella dichiarazione conciliare Nostra Aetate. Il papa è stato accolto con calore, dopo la trepidazione sull’esito della sua visita derivata dalla recente serie di “incidenti di percorso”, che hanno richiesto interventi chiarificatori della Santa Sede.

Benedetto XVI ha ascoltato e ha risposto a quesiti che andavano al fondo delle emozioni, della fede, della storia e del futuro dei rapporti fra ebrei e cattolici, dando ancora prova di essere un seguace di Giovanni Paolo II.

Le memorie strazianti della Shoah erano palpabili, rese attuali dalla presenza commossa di un gruppo di sopravvissuti dei lager e dai riferimenti personali del presidente della Comunità di Roma, Riccardo Pacifici: il nonno, gran rabbino di Genova, martire, deportato dopo aver salvato quanti possibile della sua comunità; la sua stessa famiglia salvata da una comunità di suore, fatto «che non fu un caso isolato… numerosi religiosi si adoperarono, a rischio della loro vita, per salvare dalla morte certa migliaia di ebrei senza chiedere nulla in cambio. Per questo – ha detto Pacifici, portando a galla, senza nominarla, la questione del processo di beatificazione di Eugenio Pacelli – il silenzio di Pio XII di fronte alla Shoah duole ancora come un atto mancato».

L’attenzione alla sensibilità ebraica a questo riguardo, concretizzata nella richiesta di anteporre l’apertura degli archivi segreti del papato di Pio XII alla sua beatificazione, sarà la chiave fondamentale per rinsaldare – per tutti gli ebrei del mondo – questa nuova promettente tappa.

Le proposte di collaborazione contenute in tutti i discorsi, per salvaguardare la dignità umana, la libertà religiosa e gli altri diritti umani, e la sacralità del creato si basano sul senso condiviso di rispetto reciproco, di fratellanza e amicizia che si è andato affermando attraverso i gesti e gli atti indimenticabili di riconciliazione negli ultimi decenni.

 

(Lisa Palmieri Billig è rappresentante in Italia e presso la Santa Sede dell’American Jewish Committee).

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