Il papa buono

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Quando è lo spettacolo ad imporre le sue regole, anche la storia deve adeguarsi. La versione Mediaset della vita di Giovanni XXIII ha riproposto il dilemma. D’accordo, lo dice la parola stessa: trattasi di fiction, di finzione quindi. Lascia però perplessi la ricerca agiografica dell’episodio strappalacrime. E poi è legittimo cercare l’emozione e il coinvolgimento dello spettatore arrivando a inventare di sana pianta personaggi e situazioni? Nelle mani di Ricky Tognazzi il Vaticano è diventato un covo di reazionari, Giovanni XXIII un solitario riformista. Il cardinale Mattia Carcano, nel film l’alter ego “cattivo” del papa buono, in realtà non è mai esistito. Come pure è opera di fantasia la Santa Sede in bianco e nero: di qui Angelo Roncalli, di là tutti gli altri che gli fanno la guerra. L’uno contro tutti, l’eroe del bene contro l’esercito del male, è da sempre un ottimo espediente narrativo. Nel caso specifico è però una forzatura se non addirittura un vero e proprio falso storico. Detto questo, scremato il film della sua furbizia, resta lo show. Un grande spettacolo in verità. Un film capace per cinque ore di commuovere e far riflettere undici milioni di italiani sulla storia di un’anima semplice innamorata di Dio e dell’umanità. Non è poco. GRANDE FRATELLO Poi si dice che uno ha dei pregiudizi. A vevamo formulato il proposito di fare tabula rasa di tutto quel che di peggio pensavamo della gaudente casa di Cinecittà, dei suoi ospiti buontemponi e soprattutto della filosofia che sta dietro quel bunker spiato dal buco della serratura. Così abbiamo visto la prima puntata della terza infornata di aspiranti divi. Chissà, magari ci sbagliavamo. Pronti, via. La prima concorrente aveva appena varcato da una quindicina di secondi la soglia della casa che già avevamo segnato sul taccuino una decina fra parolacce, improperi e bestemmie. Per la cronaca sono le 21.30 e i bimbi sono tutti ancora davanti allo schermo. Il dito è scivolato rapido sul telecomando. Zapping! Quando è troppo troppo è troppo. Ancora qualche minuto e il dovere ci ha richiamato all’ordine. Di nuovo su Canale 5 per vedere cosa altro ci avrebbe riservato il Grande Fratello. Giusto il tempo di sorbirci un paio di massicce dosi di spot, e poi ecco che una Barbara D’Urso dal sorriso cronico ci presenta la grande novità della Terza Edizione: che sarà mai? Fanno il loro ingresso nella casa i primi due fidanzati del programma che addirittura annunciano di volersi sposare presto. Ma allora perché non fanno un bel corso prematrimoniale invece di oziare per mesi tra quattro pareti trasparenti? Per fugare ogni dubbio sui reali motivi della scelta della coppia, la conduttrice non perde un attimo e domanda ai genitori trepidanti: ma resisteranno o le tentazioni prenderanno il sopravvento? Per ogni evenienza è stata piazzata una suite dove potersi appartare. Si sa, l’audience ne guadagna. E difatti puntuali il giorno dopo i dati d’ascolto premiano chi ha reso ancora più pruriginoso il reality-show che gonfia lo share (e gli introiti pubblicitari) di tutti i programmi Mediaset. A proposito: ma non era stato approvato il codice di autoregolamentazione per i minori?

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