Il papa ai giornalisti: disarmare la comunicazione

L'Anno Santo si è aperto con il Giubileo della Comunicazione e l'invito del papa a giornalisti, cameramen, fotografi a raccontare la speranza e condividerla
Un sit in per ricordare i giornalisti uccisi nella guerra a Gaza e per chiedere il cessate il fuoco a largo Argentina a Roma, 1 marzo 2024. ANSA/CLAUDIO PERI

In un “momento difficile della storia dell’umanità, con il mondo ancora ferito da guerre e violenze, dallo spargimento di tanto sangue innocente”, il primo giubileo dell’Anno Santo proclamato da papa Francesco è stato quello dei comunicatori.

Come primi pellegrini di speranza, con gli occhi e i cuori pieni delle tragedie, ma anche dei segni di pace di cui sono stati testimoni, sono arrivati a Roma da 138 Paesi del mondo. Del resto, ha spiegato Bergoglio, “comunicare è uscire un po’ da sé stessi per dare del mio all’altro. E la comunicazione non solo è l’uscita, ma anche l’incontro con l’altro. Saper comunicare è una grande saggezza! Il vostro è un lavoro che costruisce: costruisce la società, costruisce la Chiesa, fa andare avanti tutti, a patto che sia vero”. Non solo le cose che si dicono o che si scrivono devono esserle: anche gli stessi comunicatori, nella loro vita, nella loro interiorità, devono essere veri.

Giubileo dei comunicatori. Pellegrinaggio in via della Conciliazione a Roma, foto di Sara Fornaro

Il 2024 è stato uno degli anni più letali per i giornalisti. Secondo i dati dell’International Federation of Journalists ne sono stati uccisi più di 120 (il 58% a Gaza e in Libano). 122 giornalisti e cameramen che “hanno firmato il loro servizio – ha detto Bergoglio – con il proprio sangue”. Ne sono stati inoltre imprigionati 516: giornalisti, fotografi, video operatori arrestati “per aver voluto vedere con i propri occhi e aver cercato di raccontare ciò che hanno visto”.

Chiedo, ha scritto il papa, “a chi ha potere di farlo che vengano liberati tutti i giornalisti ingiustamente incarcerati. Sia aperta anche per loro una “porta” attraverso la quale possano tornare in libertà, perché la libertà dei giornalisti fa crescere la libertà di tutti noi”.

Del resto, nella conquista del potere politico e sociale, i giornalisti sono i primi ad essere attaccati, per abbattere la loro credibilità e disorientare la popolazione, lasciandola alla mercè della disinformazione che corre sui social network. “Queste piattaforme – ha detto Maria Ressa, giornalista filippina premio Nobel per la Pace, incarcerata più volte per il suo lavoro – non sono tecnologie neutre; sono sistemi sofisticati progettati per sfruttare le nostre più profonde vulnerabilità psicologiche”.

Giubileo dei comunicatori, il passaggio della porta santa di San Pietro, foto di Sara Fornaro

I social network “monetizzano la nostra indignazione e odio; amplificano le nostre divisioni; ed erodono sistematicamente la nostra capacità di pensare sfumati, la nostra capacità di empatia. Nel 2018, uno studio del MIT (Massachusetts Institute of Technology) ha dimostrato che le bugie si sono diffuse sei volte più velocemente sui social media, e questo prima che Elon Musk comprasse Twitter. Dite una bugia un milione di volte, diventa un fatto. Se fai credere alle persone che le bugie sono fatti, allora puoi controllarli”.

Nel testo preparato per l’incontro con i comunicatori nell’aula Paolo VI, Francesco ha chiesto “che sia difesa e salvaguardata la libertà di stampa e di manifestazione del pensiero insieme al diritto fondamentale a essere informati. Un’informazione libera, responsabile e corretta è un patrimonio di conoscenza, di esperienza e di virtù che va custodito e va promosso. Senza questo, rischiamo di non distinguere più la verità dalla menzogna; senza questo, ci esponiamo a crescenti pregiudizi e polarizzazioni che distruggono i legami di convivenza civile e impediscono di ricostruire la fraternità”.

Il giornalismo, invece, può essere elemento di coesione sociale: può riaccendere la speranza, creare ponti, aprire porte, invece di accrescere le divisioni, le polarizzazioni, le semplificazioni della realtà. Del resto, afferma il papa, “quella del giornalista è più che una professione. È una vocazione e una missione. Voi comunicatori avete un ruolo fondamentale per la società oggi, nel raccontare i fatti e nel modo in cui li raccontate”.

Giubileo dei comunicatori. L’incontro con papa Francesco nell’aula Paolo VI in Vaticano. Foto di Sara Fornaro

La testimonianza di Maria Ressa ne è un esempio. “Costruire la pace non è riservato agli eroi; è il lavoro collettivo di persone che rifiutano di accettare e vivere bugie. La lotta per la verità, la giustizia e la pace – ha affermato – non è la battaglia di qualcun altro; è la nostra”. Torna il concetto espresso da papa Francesco nel messaggio per la LIX Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: disarmare la comunicazione. Perché “i grandi cambiamenti non possono essere il risultato di una moltitudine di menti addormentate, ma prendono inizio piuttosto dalla comunione dei cuori illuminati”.

Compito dei comunicatori è dunque quello di “trovare le parole giuste per quei raggi di luce che riescono a colpire il cuore e ci fanno vedere le cose diversamente. Pensate – ha spiegato il papa – a quanta forza di cambiamento si nasconde potenzialmente nel vostro lavoro ogni volta che mettete in contatto realtà che – per ignoranza o per pregiudizio – si contrappongono!”.

Il papa invita a raccontare la speranza. “Quando raccontate il male, lasciate spazio alla possibilità di ricucire ciò che è strappato, al dinamismo di bene che può riparare ciò che è rotto. Raccontare la speranza significa vedere le briciole di bene nascoste anche quando tutto sembra perduto, significa permettere di sperare anche contro ogni speranza. Significa accorgersi dei germogli che spuntano quando la terra è ancora coperta dalle ceneri. Raccontare la speranza significa avere uno sguardo che trasforma le cose, le fa diventare ciò che potrebbero, che dovrebbero essere. Vuol dire far camminare le cose verso il loro destino”. Raccontare la speranza e condividerla è la “buona battaglia” che i comunicatori devono portare avanti con la loro vita e il loro lavoro.

 

 

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons