Il papa agli sportivi: «È importante che tutti possano partecipare»

Nel pomeriggio del 5 ottobre, nell’Aula Paolo VI, Del Piero, Garozzo, Bebe Vio e tanti altri insieme al papa per la prima conferenza mondiale su fede e sport, promossa dal Pontificio Consiglio della cultura sul tema “Sport at the service of humanity
Il papa all'incontro con gli sportivi

Ha preso il via nel pomeriggio del 5 ottobre, nell’Aula Paolo VI, la tre giorni valida per la prima conferenza mondiale su fede e sport, promossa dal Pontificio Consiglio della cultura sul tema “Sport at the service of humanity” . Presieduta da Papa Francesco, accolto dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Dicastero vaticano, la cerimonia ha ospitato illustrissimi ospiti provenienti da ogni angolo del globo, a cominciare dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e dal presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach.

 

Presente, e invitato a rivolgere il suo saluto, l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che successivamente ha preso parte anche ai vespri presieduti dal Pontefice nella chiesa dei Santi Andrea e Gregorio al Celio, in occasione del 50° dell’incontro fra Paolo VI e l’allora l’arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey. Una festa come da copione orientata a un rimbalzo continuo tra performance sportive e religiosità, momenti musicali e coreografie, in occasione della quale celebri atleti italiani e internazionali hanno rappresentato e annunciato i 6 principi ispiratori della conferenza: compassione, rispetto, amore, ispirazione, equilibrio e gioia.

 

Tra i campioni, il campione del mondo di calcio, Alessandro Del Piero, lo schermidore medaglia d’oro a Rio 2016 Daniele Garozzo, la nuotatrice dello Zimbabwe ed ex detentrice di record del mondo Kirsty Coventry, il ginnasta Igor Cassina e atleti paraolimpici quali la pluricampionessa Anna Schaffelhuber, l’atleta Giusy Versace e la schermitrice e medaglia d’oro a Rio 2016, Bebe Vio. Particolarmente significative le poche parole del corridore del Sud Sudan Paulo Lokoro, in gara a Rio 2016 con il team olimpico dei rifugiati.

 

«Sono lieto di accogliervi per manifestare il prezioso servizio che lo sport rende all’umanità. Vi saluto tutti con riconoscenza”», ha salutato gli atleti il santo padre. «Lo sport è un’attività umana di grande valore, capace di arricchire la vita delle persone, di cui possono fruire e gioire uomini e donne di ogni nazione, etnia e appartenenza religiosa. Proprio in questi ultimi mesi, abbiamo visto come i Giochi Olimpici e Paralimpici sono stati al centro dell’attenzione del mondo intero. Il motto olimpico ‘altius, citius, fortius’ – ha affermato papa Francesco – è un invito a sviluppare i talenti che Dio ci ha dato. Quando vediamo gli atleti tendere al massimo delle proprie capacità, lo sport ci entusiasma, ci meraviglia, ci fa sentire quasi orgogliosi. C’è una grande bellezza nell’armonia di certi movimenti, come pure nella forza o nel gioco di squadra. Quando è così, lo sport trascende il livello della pura fisicità e ci porta nell’arena dello spirito e addirittura del mistero. E questi momenti sono accompagnati da grande gioia e soddisfazione, che tutti possiamo condividere, pur non avendo gareggiato».

 

Inevitabile, come da continue esortazioni del pontefice, alcune importanti sottolineature: «Un’altra caratteristica importante dello sport è che non è riservato agli atleti di grandi prestazioni. C’è anche uno sport dilettantistico, amatoriale, ricreativo, non finalizzato alla competizione, ma che consente a tutti di migliorare la salute e il benessere, di imparare a lavorare in squadra, a saper vincere e anche a saper perdere. Per questo – ha scandito il papa – è importante che tutti possano partecipare alle attività sportive, e sono contento che al centro della vostra attenzione in questi giorni ci sia l’impegno per assicurare che lo sport diventi sempre più inclusivo e che i suoi benefici siano veramente accessibili a tutti».

 

In particolare, in riferimento alle sempre troppo numerose periferie, Francesco ha ammonito rispetto all’indifferenza: «Tutti conosciamo l’entusiasmo dei bambini che giocano con una palla sgonfia o fatta di stracci nei sobborghi di alcune grandi città o nelle vie dei piccoli paesi. Vorrei incoraggiare tutti, istituzioni, società sportive, realtà educative e sociali, comunità religiose, a lavorare insieme affinché questi bambini possano accedere allo sport in condizioni dignitose, specialmente quelli che ne sono esclusi a causa della povertà».

 

Il pontefice ha quindi concluso l’incontro incalzando con una sfida precisa: «Mantenere la genuinità dello sport, proteggerlo dalle manipolazioni e dallo sfruttamento commerciale. Sarebbe triste, per lo sport e per l’umanità, se la gente non riuscisse più a confidare nella verità dei risultati sportivi, o se il cinismo e il disincanto prendessero il sopravvento sull’entusiasmo e sulla partecipazione gioiosa e disinteressata. Nello sport, come nella vita – ha evidenziato – è importante lottare per il risultato, ma giocare bene, con lealtà è ancora più importante! Non dimenticatevi, tutti non dobbiamo dimenticare, quella bella parola che si dice del vero sport: sport amateur».

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