Il papa a Strasburgo: la vecchia Europa dia lavoro e speranza alle persone
Il 25 novembre papa Francesco ha visitato a Strasburgo due aspetti dell’Europa organizzata: il Parlamento europeo, istituzione dell’Ue, l’unica assemblea parlamentare sopranazionale direttamente eletta dai cittadini, ed il Consiglio d’Europa, organizzazione nata nel 1949 per la difesa dei diritti umani, che raccoglie oggi 47 stati membri.
Al Parlamento europeo era stato invitato del presidente, il socialista tedesco Martin Schultz. Hanno assistito alla visita di Francesco anche Juncker e i membri della Commissione, che una volta al mese si riunisce a Strasburgo in occasione della plenaria parlamentare, il presidente del Consiglio europeo van Rompuy ed il presidente del Consiglio dei ministri in esercizio, il nostro premier Matteo Renzi.
Le parole chiave dell’intervento del papa sono state, a nostro avviso, fiducia e speranza. Davanti a un emiciclo al gran completo (pochi minuti prima dell’ingresso del papa, durante un dibattito sulle politiche occupazionali, solo una settantina di parlamentari erano presenti), Francesco ha indicato una strada percorribile per l’Ue, senza nascondere la realtà presente con i suoi drammi e le sue contraddizioni. Ha iniziato sottolineando come «le difficoltà possano diventare promotrici potenti di unità, per vincere tutte le paure che l’Europa – insieme a tutto il mondo – sta attraversando». È, in sintesi, la storia dell’integrazione europea, cha ha fatto delle crisi, a partire dalla tragedia della seconda guerra mondiale, sulle cui ceneri è nata, il proprio motore propulsivo.
Tra le sfide da affrontare il papa ha attirato l’attenzione sulla necessità dell’impegno per i diritti umani, per favorire la dignità della persona. Dignità che ha due dimensioni; sociale (non si possono «affermare i diritti del singolo senza tenere conto che ogni essere umano è legato a un contesto sociale, in cui i suoi diritti e doveri sono connessi a quelli degli altri e al bene comune della società stessa») e trascendente («l’innata capacità dell’essere umano di distinguere il bene dal male, quella ‘bussola’ iscritta nei nostri cuori» da Dio). La dignità umana, ha avvertito il papa, è messa in pericolo da stili di vita egoisti e da una certa sfiducia e stanchezza che a volte dominano in questa Europa «nonna, non più fertile e vivace». Ha invitato i parlamentari a farsi carico degli ultimi, in Europa e nel mondo, a «prendersi cura della fragilità, della fragilità dei popoli e delle persone», in modo non burocratico, ma mettendo al centro la persona concreta.
Persona che, in Europa, ha soprattutto bisogno di sviluppare i suoi talenti attraverso il lavoro («è tempo di favorire le politiche di occupazione, ma soprattutto è necessario ridare dignità al lavoro, garantendo anche adeguate condizioni per il suo svolgimento»). Persona che, alle porte dell’Europa, muore sui barconi che giungono quotidianamente sulle nostre coste, dove ci sono “uomini e donne che necessitano di accoglienza e di aiuto». Occorre un sostegno reciproco all'interno dell’Ue e il superamento di soluzioni particolaristiche sulla questione migratoria. «Non si può tollerare – ha denunciato il papa – che il Mar Mediterraneo diventi un grande cimitero!».
Temi, quello del lavoro e dell’immigrazione, di grande attualità, proprio nel giorno dell’adozione, da parte della commissione Juncker, del pacchetto di misure di investimenti per rilanciare l’occupazione e la crescita (60 miliardi di euro, da cui si aspetta un effetto moltiplicatore ed un impatto positivo sull’economia di almeno 315 miliardi) e poche settimane dopo l’inizio della missione comune Triton dell’Agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne, Frontex, purtroppo assai meno ambiziosa del programma italiano Mare Nostrum, che ha sostituito.
«Cari Eurodeputati – ha concluso Francesco –, è giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili; l’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il futuro per vivere pienamente e con speranza il suo presente». Un’Europa «che contempla il cielo e persegue degli ideali, prezioso punto di riferimento per tutta l'umanità!».
L’intervento del papa è stato seguito da una standing ovation, inusuale nel compassato emiciclo di Strasburgo, e da parole di grande apprezzamento da parte dei leader presenti.
Al Consiglio d’Europa Francesco ha proposto per l’Europa la bella metafora dell’albero di pioppo, del poeta italiano Clemente Rebora: per svilupparsi, e proiettare i rami verso il futuro, il pioppo ha bisogno di un solido tronco e di radici profonde. Di qui il richiamo allo spirito dei padri fondatori dell’Europa unita e alla necessità che l’albero sia alimentato dalla verità, «che costituisce il nutrimento, la linfa vitale di qualunque società che voglia essere davvero libera, umana e solidale». Altrimenti si corre il rischio che invece di affermare i diritti umani, che hanno valenza universale, ci si ripieghi sull’affermazione soggettivistica dei diritti, sul “diritto individualista».
Grande apprezzamento ha espresso il papa per il ruolo della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che ha definito come la «coscienza dell'Europa nel rispetto dei diritti umani», auspicando che tale coscienza maturi sempre più, ben ancorata alle radici profonde sulle quali i Padri fondatori dell'Europa contemporanea hanno scelto di edificare il loro progetto, che era quelli di «ricostruire l’Europa in uno spirito di mutuo servizio a favore della pace, della libertà e della dignità umana».