Il pannolino
Con l’arrivo dell’estate vorremmo togliere il pannolino alla nostra bambina di quasi due anni. Abbiamo letto che non bisogna forzarla, pur tuttavia è una necessità che impari a controllare i suoi bisogni fisiologici perché a settembre deve andare alla scuola materna e con il pannolino non l’accettano. Può darci qualche consiglio?. Anna e Paolo – Roma Leggo questa domanda mentre sono in compagnia di un collega di Università, il dottor Tommaso Montini, pediatra e autore di un piacevolissimo libro dal titolo Meno male che ci sono i bambini! (Editore L’Isola dei Ragazzi) in cui gli riesce di parlare dei bambini, delle loro patologie ma soprattutto della loro salute, con una freschezza ed immediatezza tutta partenopea, guardandoli da un’ottica non solo di pediatra ma anche di papà. Approfitto quindi della sua presenza per chiedergli un parere. Ecco la sua risposta, riportata in sintesi per motivi di spazio: Due anni è il tempo giusto per provare, perché in genere a quest’età si acquisisce la capacità di controllare la pipì. L’errore è spesso nel pensare che i bambini vadano convinti. Bisognerebbe invece far loro sembrare quest’azione interessante, spiegando che anche il papà e la mamma fanno così o facendola vivere come un’esperienza divertente, gratificante. Se va bene diventa una festa e quando va male… anche! Sdrammatizzare e riderci su, incoraggiare, è la migliore strategia per portare il bambino a maturare. Certo varrà la pena stare ben attenti ai momenti in cui tende ad accovacciarsi , o anche giocare più volte al giorno ed accompagnarlo in bagno. Ricordo – continua Tommaso – un episodio accaduto con mia figlia Maria Elena. Lei vagava senza pannolino per la casa e, con la mamma, stava facendo il nuovo gioco del vasino. Ad un tratto una distrazione: la piccola si accovacciò ed uscì… una cosa nuova e strana: la cacca! La bimba la guardò perplessa e preoccupata: la pipì era oramai familiare ma questa…! Spaventata stava per iniziare a piangere quando la mamma, che si era accorta della piega che stava prendendo la questione, le sorrise e la prese in braccio, dicendo con tono trionfante: Che bello! Brava! Hai fatto una pallina!. Il richiamo ad una forma familiare legata ad esperienze piacevoli, il sorriso e l’abbraccio che ne seguirono c a m b i a r o n o completamente la scena: la bambina rassicurata tornò a sorridere e accettò il gioco. Dopo qualche giorno, dopo un pasto a ristorante, si ordinò il gelato. Quante palline mettiamo?, chiese il cameriere. Maria Elena ebbe un sussulto e gridò: Io non le voglio le palline!. Ridemmo di gusto. Abbracciammo la nostra piccola e mangiammo tutt’insieme un bel gelato, condito dal sapore che solo la spontaneità dei bimbi sa dare. Giochiamo, ridiamo, abbracciamo i bambini. È una strategia semplice, ma sarà la tecnica vincente per questo e anche molti altri problemi che ci sembra di avere con i nostri figlioli.