Il Paese riparte: priorità ed emergenze
Se anche un vecchio laico – sua la definizione – come il giornalista Giampaolo Pansa, osservatore sempre pronto a colpire dalle pagine de L’Espresso, dice di essere di buon umore, significa almeno che ha trascorso tonificanti vacanze. Forse, altrettanto è capitato a molti tra gli italiani che hanno potuto beneficiare di un periodo di sosta. E, anche per loro, il ritorno alla vita normale – da cui si guarda al palcoscenico del Bel Paese – avrà probabilmente coinciso con lo stato d’animo di Pansa: Il pensiero dell’autunno mi mette l’ansia.Mi angoscia l’eterno ritorno del sempre uguale. Le stesse risse. Le stesse facce. Difficile dargli torto. Con molta probabilità vedremo il già visto e ascolteremo il già sentito. L’estate ne è stata, ahinoi, una formidabile riprova. Quanto bla-bla-bla su fatti e dichiarazioni nati e svaniti in un pomeriggio. Chi, in ferie, si è liberamente sottoposto al supplizio della lettura dei quotidiani si è reso conto ancora meglio che talune logiche e i loro verbosi ambasciatori non riposano mai. Quasi che parlare ossessivamente del Partito democratico e dei candidati alla sua guida induca a ritenerlo un evento messianico, unica soluzione ai problemi del Paese. Dei quali, invece, si parla in modo incidentale e distratto, mentre spazio abnorme viene elargito alla cronaca nera, in particolare alle vicende sanguinolente, con una predilezione per gli omicidi dalle indagini complesse. Davvero un’estate bollente – e non solo in senso atmosferico – e con così tanti incendi che rischia di regalarci anche un autunno caldo. C’è già chi lo ha prontamente paventato, come una malattia di stagione. Nulla di nuovo, anche qui. È la ricorrente minaccia che incombe sul dopo-ferie nazionale, ormai da quasi 40 anni. Ma quest’anno non sono in ballo rinnovi contrattuali di forti categorie di lavoratori con possibili accentuazioni di conflittualità sociale. Assisteremo soltanto – e non è poca cosa, comunque, perché si tratta di un’anomalia del tutto italiana – ad una mobilitazione di piazza (vedremo quanto mobilitante) contro il governo, il prossimo 20 ottobre, da parte della sinistra radicale (regressista, la bolla Pansa), anche se parte integrante dell’esecutivo. Eppure, mai come oggi Palazzo Chigi è considerato il miglior interlocutore dei sindacati. Settembre, piuttosto, ha in agenda la presentazione in Parla- mento della nuova Legge finanziaria, che, secondo le più recenti dichiarazioni del ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, sarà di tregua fiscale. Meno male, hanno replicato in coro le categorie più tartassate. Buon per tutti, che i segugi del ministero abbiano scoperto un altro tesoretto nelle entrate fiscali, con quattro miliardi di euro raccolti in più del previsto. L’aumento dei recuperi nei primi sette mesi dell’anno è stato infatti del 56,4 per cento. Un risultato davvero soddisfacente. Se gli accertamenti sono arrivati a pizzicare persino Valentino Rossi, maggiori entrate potrebbero arrivare pure in futuro, perché, secondo la dichiarazione dei redditi dello scorso anno, il 95 per cento degli italiani dice di aver guadagnato meno di 40 mila euro, e solo un migliaio scarso di contribuenti più di un milione di euro. Chi non avrà il piacere della visita degli ispettori dell’Agenzia delle entrate sono le famiglie degli 8 milioni di pensionati che non arrivano a 750 euro al mese, e dei quali l’80 per cento non raggiunge neppure i 500 euro. L’autunno aggraverà la loro già difficile situazione e comprometterà quella dei 3,7 milioni di famiglie in cui vive un lavoratore precario. Sono infatti attesi rincari oramai ritenuti periodici, come quelli dell’energia elettrica e del gas, dopo quello costante della benzina, mentre arrivano imprevisti quelli dei prezzi di alcune materie prime agricole, con incrementi addirittura a doppia cifra, soprattutto per pane, pasta e farine, latte e formaggi. E non c’è da consolarsi nemmeno con una tazzina di caffè. Il prezzo raggiungerà entro la fine di settembre il traguardo di un euro, con aumenti di 10, 20, 30 centesimi. Il caro-espresso colpirà soprattutto il Centro-Nord. E proprio dall’Italia settentrionale, da cui è stato lanciato anche il bossiano sciopero fiscale, le associazioni di consumatori hanno paventato l’astensione dalla tazzina. Niente caffè al bar il 13 settembre, è stato decretato. Un’ulteriore dimostrazione di come sappiamo appassionarci per vicende che toccano le sorti internazionali della Nazione. Staremo a vedere come andrà a finire. Quello che invece non si scorge è il senso di marcia del Paese nel suo complesso. Nessuno sembra in grado di avviare un dialogo alto sui temi strategici per il futuro comune. E gestire meglio il presente, ad incominciare, per esempio, dal binomio sicurezza ed immigrazione. Tutti restiamo concentratissimi nell’arroccata custodia del nostro, magari pur nobile, particolare, senza avvertire la mancanza di una visione d’insieme. Gli italiani sono diventati incomprensibili – ha dichiarato recentemente al Corriere della Sera il sociologo Giuseppe De Rita -. La società è sempre più sparpagliata. Spezzettata. Quella di oggi è una società a coriandoli. Sembra anche a voi, o esagera? Vi sentite coriandolizzati? E quale la causa? Una spiegazione l’offre il filosofo Giuseppe Savagnone: Siamo al capolinea della cultura del fine comune, tanto che lo si confonde sistematicamente con i fini uguali. E chiarisce: I fini uguali hanno la caratteristica di poter essere raggiunti dai singoli anche se gli altri non arrivano al proprio obiettivo. Due tennisti hanno lo stesso fine, ma ognuno cerca di sconfiggere l’altro. Commenta: Tanti fini uguali possono creare al massimo una sorta di temporanea convivenza, ma non bastano a dar vita ad una comunità, né a stabilire una corresponsabilità reciproca. Cosicché, la politica, senza più riuscire a costruire un progetto comune, si limita a mediare tra fini particolari in lotta tra loro. Ben si intuisce che non è questione del governo di turno, piuttosto di un traballante sistema politico e di una carente cultura del bene comune. Così si continua a ragionare ottusamente in termini di schieramento e di prevaricazione. Dietro un governo che non riesce a governare perché non ha una maggioranza – ha affermato il politologo Ernesto Galli della Loggia al convegno estivo di Retinopera a Vallombrosa -, c’è il problema del sistema elettorale e delle leggi elettorali. Ma si è spinto oltre: Questo problema si combina con una crisi più generale della politica che attanaglia tutto il mondo occidentale . Ed ecco il punto: La sfera della politica non riesce più a elaborare e realizzare progetti di autentico sviluppo dell’uomo e della società, poiché queste fondamentali funzioni sono state espropriate da due gigantesche forze: la tecnoscienza e il mercato. Poteri forti, questi, che hanno facile gioco sulle decisioni dei governi, sia perché si muovono su dimensioni sopranazionali, sia perché danno vita a innovazioni talmente rapide nella loro diffusione che le leggi vengono varate sempre in grande ritardo. I cittadini si ritrovano impoveriti e ridotti al rango di consumatori funzionali al sistema di produzione- promozione-distribuzione. Un fenomeno che sta destrutturando l’uomo e la società, con conseguenze profonde anche per la cruciale odierna stagione, almeno in Italia, quella che segna il tramonto della rappresentanza, non solo del parlamento, ma anche dei sindacati e della associazioni di categoria. Alla frutta, secondo De Rita, sono anche le identità e le appartenenze. Ma con alcune eccezioni. Resistono l’appartenenza massonica, intesa non come il Grande Oriente, ma come cordate e carriere. Quella localistica. Quella corporativa . A queste aggiunge l’unica con valenza costruttiva, l’appartenenza cattolico-ecclesiale, perché la sola non particolaristica ma globale. Ecco, allora, cosa serve per non restare inconsapevoli spettatori del presente e venirne, prima o poi, travolti: identità, senso di appartenenza, visione integrale dell’uomo, logica planetaria, consapevolezza del bene comune. Quanti possiedono questo patrimonio sono chiamati a spenderlo nel cantiere Italia. A maggior ragione, se si tratta di comunità, anche piccole, di persone. L’attenzione alla città è l’immediato orizzonte d’impegno. E proprio questo sta emergendo nella società in tanti contesti dal Paese. Dopo le vacanze ci sono più energie e maggiori motivazioni.