Il paese del sorriso
C’era una volta un paese incantato dove la vita scorreva in maniera inusuale: tutti gli abitanti andavano perfettamente d’accordo fra di loro, nessuno criticava l’altro . Un giorno uno straniero triste di nome Tristoforo giunse in quel paese perché aveva smarrito la strada. Appena giunto nella piazza, vide una grossa fontana zampillante, le cui goccioline che cadevano sulla strada producevano un gran luccichio, come se fossero tante stelle cadenti. Il fornaio del paese si fermò a salutare lo straniero dandogli un cordiale benvenuto e gli fece una proposta: Ti donerò il pane tutti i giorni a condizione che mi regali un sorriso al giorno. Lo straniero si stupì sentendo questa richiesta, ma pur senza capire accettò. Il fornaio, allora, lo condusse in una casa abitata da una famiglia povera. Essi non avevano neanche le scarpe, ma il capofamiglia lo accolse con tanto di sorriso sulle labbra e con tante premure. Tristoforo visse lì per un po’ di tempo e notò che in quella famiglia si scambiavano sorrisi in continuazione, nonostante la loro povertà. Ad un certo punto anche lui ne rimase contagiato, al punto che iniziò ad accennare dei sorrisi. Poco per volta sentì di voler appartenere alla famiglia del sorriso. In seguito cercò di rendersi utile, in casa, riparando tutto ciò era rotto, dalla spalliera del letto alla sedia, dalla culla dove dormiva il bimbo più piccolo alla finestra che non si apriva da anni. Man mano tutti i membri della famiglia si accorsero del suo cambiamento e ne furono felici. Poi lo straniero fece amicizia con gli abitanti del paese, i quali dimostrarono immediatamente la loro gioia verso il loro ospite. Intanto erano passati sei mesi, e nel frattempo lo straniero, grazie alla sua abilità nel riparare le cose, era diventato il falegname del paese incantato. Il suo buon umore era prezioso per tutti; quando a volte qualcuno lo vedeva un po’ triste, bastava che gli sorridesse per vederlo ricominciare a distribuire sorrisi. Un giorno incontrò un bambino seduto sotto un grosso girasole. Che ci fai qui sotto? gli chiese. Sto aspettando che il girasole rivolga i suoi petali dall’altro lato, verso il sole, così sarà illuminato completamente rispose il bambino. L’altro decise di aspettare anche lui, solo si allontanò dal campo di girasoli. Poco più in là, vide una collina e la raggiunse; si sedette sull’erba, e il suo sguardo fu rapito dalla meravigliosa veduta del paese dall’alto. Osservando meglio si accorse che la strada principale tagliava in due il paese; in quel preciso istante, solo una parte era illuminata dal sole, mentre l’altra era all’ombra, proprio come il girasole, e doveva aspettare un bel po’ prima che il sole la irradiasse con la sua luce. Quell’attesa lo fece riflettere. Egli pensò: Il tempo trasforma le opere semplici in veri capolavori; di conseguenza capì che il girasole aveva tutte le ragioni ad aspettare di rivolgersi verso il sole per acquisire alla fine la sua radiosità. Capì pure come solo col tempo e con l’allenamento di tutti i suoi abitanti quel paese in cui egli era arrivato era diventato il paese del sorriso.