Il nuovo “lavoro” di Rita e Beppino
Veronetta, piccola Verona. Così, per scherno, i francesi chiamavano il quartiere sulla riva sinistra dell’Adige passato – dopo la caduta della Repubblica Veneta e il successivo trattato di Lunéville (1801) – ai nemici austriaci, mentre a loro era toccata la parte più cospicua della città scaligera. Ma quanti veronesi di oggi se ne ricordano? Forse neppure la nonnina che tutti chiamano la storia di Veronetta per la facilità a snocciolare aneddoti sul passato del quartiere. Se però a qualcuno di lì chiedete di Beppino e Rita Nicolato, difficilmente cascherà dalle nuvole. E magari vedrete i suoi occhi inumidirsi per la nostalgia. Per circa trent’anni, infatti, fino allo scorso dicembre, loro due hanno gestito nella zona tra il Teatro Romano e il Giardino Giusti un negozio di generi alimentari divenuto punto di riferimento per tanti grazie anche alla loro capacità di accogliere, ascoltare, dare un consiglio. Qualcuno a volte gliel’ha chiesto esplicitamente: Non è possibile che non abbiate problemi e siate sempre contenti. Sotto deve esserci qualcos’altro . E proprio per scoprire questo qualcosa sono andato a incontrare i Nicolato nella loro casa di San Michele Extra, borgo alla periferia di Verona. Quando ci siamo sposati, quasi 36 anni fa – prende la parola Beppino -, lavoravo già a Verona nel negozio di mio fratello, ma il mio sogno era gestirne uno tutto mio. Così, appena me ne è stata offerta l’occasione, non mi sono tirato indietro. E neppure quando, poco dopo, c’è stata l’opportunità di acquistarlo. Per pagare i debiti, Rita ed io ci siamo impegnati al massimo, lavorando per anni fino a sera tardi. La conseguenza è stata che ero tutto sbilanciato sul lavoro a scapito della famiglia, mentre tra noi erano sempre più frequenti gli screzi. Neppure la nascita di Roberto ha aggiustato le cose. Avevo sì un negozio tutto mio, stavo anche mettendo da parte un buon gruzzolo, eppure mi sentivo fallito come marito e come padre. Ormai eravamo giunti ad un passo dalla separazione . Rita interviene: Anch’io ero sempre più infelice, ma non capivo cosa si dovesse fare. Mancava Dio, esisteva solo il dio denaro. Con l’arrivo del primo figlio, poi, la vita si era complicata ulteriormente perché, non avendo altri aiuti, dovevo portarmelo in negozio. Le cose si trascinano fino a quando – è il 1973 – Beppino accetta l’invito ad un incontro a casa di un certo Lirio, una delle colonne della prima comunità veronese dei Focolari. Abituato a frequentare l’ambiente del commercio dove la persona in sé non conta, conta il profitto, sono rimasto conquistato da quel gruppo dove si volevano bene. Tra loro c’era l’ingegnere e c’era l’operaio che magari faceva fatica ad arrivare a fine mese, ma si sentiva anche lui realizzato. Le loro esperienze rispecchiavano una scoperta – Dio è Amore – che era possibile concretizzare nella vita di ogni giorno. Se erano riusciti loro, perché non provarci anch’io? E la mattina dopo, mentre mi recavo in negozio, mi sono detto: qui c’è tutto da rifare” Intanto, mai più pesare la merce con due carte spesse: da oggi ne uso una leggera! E lì di botto, dalla gioia provata, ho capito come, amando, ti si aprono orizzonti nuovi”. Di solito, quando arrivano clienti poco graditi o petulanti, tra i coniugi Nicolato è una gara a chi fila con una scusa in magazzino pur di non doverci avere a che fare. Quella mattina invece Beppino si mette a loro disposizione come servisse Gesù in persona. Non se l’aspettavano di sentirsi trattare così, da signori, e nella fiducia nata da allora uno di loro – un anziano particolarmente trasandato – mi ha chiesto di tagliargli le unghie, perché da solo non ci riusciva. Era un compito piuttosto sgradevole, però mi è scattato dentro Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo”, sicché l’ho portato nel retrobottega e – a pensarci mi viene la pelle d’oca – l’ho risistemato con solennità, come facessi un’azione sacra. Ora i padroni erano loro, i clienti. E amare era il mio nuovo lavoro”. Anche Rita si lascia coinvolgere nella stessa avventura. Non mi limitavo più a portare la spesa a domicilio; spesso, quando si trattava di anziani o di persone ammalate e sole, mi soffermavo per qualche piccolo servizio che loro non erano in grado di fare. È quel perdere tempo che si tramuta poi in guadagno, e sa di eroismo quotidiano per chi conosce l’assillo del lavoro. E questo non solo con i clienti, ma anche con altre persone in necessità. Ritrovata la gioia di vivere, se prima dicevamo: nella situazione in cui siamo un figlio basta e avanza!, ora invece ne desideravano altri” ed è nata Paola, seguita poi da Giovanni e da Chiara. Certo, per badare ai figli, era necessario trovare qualcuno che mi sostituisse alla cassa. E la provvidenza ci ha mandato la persona adatta, intervenendo ancora in seguito, quando l’attività stentava. Agli inizi degli anni Ottanta la comunità locale dei Focolari vive e si sviluppa grazie alla dedizione di pochi. Tra questi Beppino e Rita che, mettendo a frutto per gli altri le proprie traversie superate, si impegnano nell’apostolato tra le famiglie sia in città che in provincia, dando il loro contributo anche per situazioni particolari: come quella di una minorenne padovana proveniente dal mondo della droga e decisa ad abortire, ospitata per un paio di mesi. In seguito darà alla luce una bambina bellissima, si sposerà e avrà un altro figlio. È stata una bella storia anche questa, che ci ha uniti di più, insegnando l’altruismo anche ai nostri figli. Ma ogni generosità viene messa alla prova, perché l’amore si affini ulteriormente. Così la quarta gravidanza per Rita coincide con un periodo di esaurimento dovuto al sovraccarico di impegni. Sono stati tre anni molto duri, vissuti però nella consapevolezza che ogni cosa ha un suo perché nel disegno di Dio; anni – rammenta Beppino – durante i quali bisognava cavar fuori energie anche per chi ne aveva di meno. Siamo usciti da questa esperienza con una maturità nuova, il rapporto fra noi e con Dio ha fatto un balzo di qualità. Certo – aggiunge Rita -, ho dovuto fare un taglio con tutto il resto e con le forze residue dedicarmi soprattutto io ai figli, dati gli impegni di Beppino. Ma è stato bello, io non rinnego niente. Lui conferma: Sì, Rita ha svolto un compito importantissimo. Quando rincasavo, mi aggiornava dei progressi o delle difficoltà dei nostri ragazzi: in modo da farmeli conoscere e poterli accompagnare nella maniera giusta, insieme. Proprio questa sintonia fra noi due colmava certe carenze, come quella dovuta alla mia scarsa presenza in casa. Due anni fa anche per Beppino arriva un momento di prova per quanto riguarda la salute. Davanti alla prospettiva di avere poco tempo da vivere, ho avuto la fortuna di dare un nome a tutto questo, di riconoscere Gesù abbandonato, sì da poter dire coscientemente: Non la mia, ma la tua volontà sia fatta. E comunque, in questo come in altri momenti difficili, abbiamo sempre avvertito attorno a noi il sostegno e il calore della comunità. Non ci siamo mai sentiti soli. Gli anni passano, mentre tutta la vita di un quartiere, con le gioie e i dolori, si trasfonde in loro. Si comprende perciò il rammarico dei clienti affezionati alla notizia che presto il negozio dei Nicolato chiuderà. Abbiamo visto persone piangere e ricevuto lettere di ringraziamento e di stima come questa, che esprime i sentimenti un po’ di tanti: Miei carissimi, la vita è tutta una parentesi, e nella vostra c’è racchiuso tutto il sacrificio quotidiano, l’assoluta consapevolezza di aver lavorato con Onestà, Umanità, Generosità, Serietà e Rigore (e, credetemi, non è poco per commercianti attorniati da tanti squali!). Voglio aggiungere che non c’è giorno senza che senta la vostra mancanza sia come negozianti sia come amici. Per sempre, con affetto e gratitudine. L’ultima sera prima della chiusura definitiva dell’attività, i figli insieme agli amici dei Focolari organizzano a sorpresa una festa in negozio con fiori, canti e una torta con su scritto Missione compiuta!. Sono una quarantina, tra cui anche nonna Maria, la storia di Veronetta. Ed ora? A volte, il problema di certe coppie quando si va in pensione e i figli sono sistemati, è che non sanno più cosa dirsi. E allora, nascono le crisi. Non è certamente il caso di Rita e Beppino. Ora che tre dei loro figli si sono fatta una propria famiglia, hanno tanto tempo per loro due. Un po’ come quando eravamo fidanzati – osservano -, anche se allora dovevamo ancora costruire tutto. Ci gustiamo questo tempo come un dono di Dio. Durante le nostre passeggiate (magari proprio per le vie di Veronetta, che per noi rimane il quartiere più bello di Verona!), sempre arriviamo a comunicarci le cose più profonde dell’anima. Dopo tanti anni di vita in comune, l’abitudine a vederci nuovi tutte le mattine fa sì che il nostro amore risulti fresco come quando ci siamo sposati. Proprio non ci siamo accorti di essere andati in pensione. Anche perché, finché c’è un prossimo accanto a noi, volendo, il lavoro non manca. Oreste Paliotti