Il Nobel per la Pace alle donne africane
Silvio Galvagno, medico italiano in giro per il mondo, lancia un appello a sostegno della campagna internazionale promossa dalle organizzazioni non governative
Silvio Galvagno è un saluzzese di 57 anni. È un medico ortopedico speciale: fino al 2001 ha presieduto il Ccm (Comitato di collaborazione medica di Torino) ed ha trascorso sette anni in Africa, soprattutto in un piccolo ospedale a Sololo, nel Nord-Est del Kenya. Poi, dal 2002, è stato con Emergency in Afghanistan, Sierra Leone, Iraq con un’idea: curare tutti, senza badare al colore della pelle, al credo o alle idee.
In Kenya prima ha fatto il servizio civile poi la luna di miele, per due anni, con la moglie Maria Teresa, anche lei medico. Girando tra un ospedale e l’altro, nei paesi più poveri del mondo, il dottor Galvagno ha sviluppato una sua filosofia di vita: «Quando sono partito la prima volta – spiega – la fede non era fondamentale, non era quello che mi spingeva. Oggi è diverso: il Vangelo deve essere vissuto, tutti i giorni. E significa giudicare criticamente tutte le scelte che facciamo, ogni giorno, alla luce della Parola di Dio».
Il Ccm insieme alle associazioni del Cipsi (Coordinamento nazionale che associa attualmente 48 organizzazioni non governative che operano nel settore della solidarietà e della cooperazione internazionale) propone una campagna a favore dell’assegnazione del premio Nobel per la Pace alle donne africane. Un’idea che prende spunto dalle rivoluzioni che stanno cambiando radicalmente il Nord Africa, ma anche dallo scatto d’orgoglio e dignità che le manifestazioni del 13 febbraio hanno reso possibile in tante donne e uomini nelle piazze italiane.
«Quella domenica l’Italia si è risvegliata – dice Silvio Galvagno – per un sentire comune: questo sentimento si chiama dignità. Dignità di conoscere, studiare, lavorare per costruire liberamente la propria personalità. Dignità di guardare al mondo con una profondità prima assente. Dignità di concepire la donna all’opposto di come viene spesso presentata. Dignità per contestare l’idea che il denaro possa risolvere qualunque problema. È il momento di riportare in primo piano i valori fondamentali di un Paese come l’Italia: la dignità sociale di cui parla l’articolo 3 della nostra Costituzione è costruzione di legami sociali, è dignità dell’altro, è qualcosa che unisce e non divide, e produce rispetto e uguaglianza. E la stessa Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea si apre con una frase chiara: ”La dignità umana è inviolabile”. Ed è ora di schierarsi».
Così i medici del Ccm fanno propria la bandiera della dignità, ma dall’Italia come sempre aprono uno sguardo a 360° sul mondo dove si rivolgono l’impegno, gli sforzi e le attività a favore dei poveri e dei malati del Sud del mondo. Con il Cipsi e ChiAma l’Africa, nata in Senegal, a Dakar, durante il seminario internazionale per un Nuovo patto di solidarietà tra Europa e Africa del 2008, il Ccm porta avanti questa campagna.
Dottor Galvagno perché questa proposta?
«La mia esperienza suggerisce che le donne sono protagoniste e trainanti sia nei settori della vita quotidiana che nell’attività politica e sociale. Sono le donne che reggono l’economia familiare in Africa nello svolgimento di quell’attività, soprattutto di economia informale, che permette ogni giorno, anche in situazioni di emergenza, il riprodursi del miracolo della sopravvivenza. Le donne africane stanno svolgendo un ruolo sempre crescente nella difesa della salute, soprattutto contro il morbo dell’HIV e della malaria. Sono loro che svolgono spesso formazione sanitaria nei villaggi. L’Africa oggi può sperare nel proprio futuro soprattutto a partire dalle donne comuni, quelle che vivono nei villaggi o nelle grandi città, in situazioni spesso di emergenza, e di cui le donne che sono emerse nella politica, nella cultura o nell’attività imprenditoriale, non sono che l’espressione visibile. A fronte delle veline televisive, o dello stereotipo di donna che ci presenta la pubblicità in genere, noi vorremmo premiare la donna africana, il sostegno della società: l’Africa cammina per le sue donne. E con le sue donne».
L’appello della campagna per il Nobel alle donne africane si può firmare sul sito www.noppaw.org.