Il nido d’amore di Massimiliano e Carlotta

Visitando il castello triestino di Miramare, dove tutto ancora parla di questi due membri della casata d'Asburgo
miramare

Miramare! Affacciato sul golfo triestino, questo biancheggiante sogno di pietra sorse come nido d’amore del principe Massimiliano d’Asburgo e della giovane sposa, la principessa Carlotta del Belgio. A idearlo, a dirigerne i lavori, a studiarne gli arredi, a scegliere ad una ad una le essenze per il meraviglioso parco con vista sull’Adriatico, fu lo stesso rampollo di un impero prestigioso – quello austro-ungarico – accresciuto e mantenuto saldamente dal fratello Francesco Giuseppe.

 

Solo sei anni felici trascorse la coppia regale in questo castello da favola. Poi, a sorpresa, lasciandolo ancora incompiuto, il giovane principe andò ad assumere – con l’appoggio di Napoleone III di Francia e di gruppi di conservatori messicani – la corona imperiale del Messico. Partì dunque Massimiliano da questo lido, ma per non farvi più ritorno e cadere il 19 giugno 1867 in un paese lontano, fucilato dagli oppositori repubblicani.

 

Come mai quest’uomo colto, amante degli studi botanici, dell’arte e del mare, inseguì un così avventato sogno di gloria finito nel sangue e causa, fra l’altro, della pazzia della consorte, che gli ultimi anni visse da segregata proprio qui a Miramare? «Per dovere!», sembra rispondano all’unisono i monarchi d’Europa, i cui ritratti orgogliosi o arcigni si allineano nel sontuoso salone del primo piano, quello detto appunto dei sovrani. Sì, il dovere – per quanto possa sembrarci assurdo – di ricomporre l’impero del suo avo Carlo V, che si estendeva dalla Spagna fino ai possedimenti del Nuovo Mondo.

 

Ma ai visitatori il castello di Miramare, oggi perfettamente restaurato, non parla tanto di tragedie. Esso è soprattutto l’incarnazione di un sogno che illude l’uomo di tutti i tempi: quello di crearsi quasi un paradiso in terra, dove lutto, pianto, dolore non abbiano accesso. Lo si avverte aggirandosi negli sfarzosi ambienti di questa dimora dove nulla è fuori posto e che ancora sembra attendere i suoi padroni.

 

Se qui tutto è perfetta immagine dei gusti e interessi di Massimiliano, se tutto parla di Carlotta, in due luoghi soprattutto sembra percepibile l’animo degli infelici coniugi: lui nelle sue stanze personali che, contrammiraglio della flotta austro-ungarica, aveva voluto conformi alla cabina di una nave; lei nel salotto dove s’intratteneva a suonare il pianoforte e tuttora riecheggiano le musiche da lei amate e i cui spartiti sono ancora lì, sul leggio.

 

Massimiliano e Carlotta, due figure non immuni da carenze umane, ma di cui Miramare non offre traccia, mentre vi è condensato tutto il meglio di loro.

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