Il Naso di Sostakovic

Al teatro dell'Opera di Roma è stato rappresentato lo spettacolo buffo tratto dalla novella di Gogol e firmato da Peter Stein
Peter Stein

Fa davvero piacere godersi un allestimento così capzioso e intelligente come quello che dall’Opera di Zurigo è arrivato, in felice collaborazione, all’Opera di Roma, firmato dalla regia di Peter Stein (nella foto) e diretto dal giovane argentino, preciso e compito, Alejo Pérez.

Quanta fantasia nelle scene di Ferdinand Wogerbauer e nei costumi postmoderni di Anna Maria Heinreich. Ci vuole perché i tre atti e un epilogo del lavoro buffo di Dmitri Sostakovic, tratto dalla novella di Gogol, giustificano un’ambientazione tra dadaismo e surrealismo. Un vignettismo scenico, si potrebbe dire, osservano il marionettistico ensemble della folla di attori maggiori e minori, di danzatori, coristi, figuranti, in un “circo buffo ma non troppo”, come è l’opera del musicista. Il quale la scrisse a ventiquattro anni, nel 1930. Non fu molto capita e ci volle del tempo perchè in Russia e fuori dalla Russia il lavoro venisse rappresentato.

Infatti, si tratta di un’opera surreale – il povero maggiore Kavaliòf perde il naso, di qui un giro di equivoci, fino all’imprevisto ritrovamento – che ha un elemento centrale comico (il naso), ma che diventa tragicamente drammatico nel confronto-scontro con l’umanità. La satira del musicista è davvero pungente contro le ipocrisie del perbenismo, dello statalismo, della moda. Quanto alla musica, che occhieggia ad una grande varietà di stili – praticamente tutti quelli dell’epoca, jazz e novità comprese – e pure ad alcuni richiami tradizionali – musica chiesastica ortodossa e ritmi ottocenteschi, è perfettamente in linea con un libretto che si diverte icasticamente a presentare diverse “situazioni” irreali, giocando poi con alcune trovate sceniche divertenti, come la passeggiata dei nasi per la città.

Sembra di essere in certi quadri sghembi dell’epoca. Ed anche la musica ha il tono appunto sghembo della provocazione, della satira e infine della soluzione al caso del povero Kavaliof che ritrova il suo naso, ovvero l’identità perduta. Cast in perfetta forma, a cominciare dal protagonista Paulo Szot, grande cantante-attore. In forma anche il coro e la miriade di coprotagonisti. Un gran bello spettacolo.

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