Il Nascondiglio
Un agghiacciante delitto avvenuto oltre cinquant’anni fa in una casa isolata alla periferia di Davenport, Iowa. Una donna che, dopo quindici anni di ricovero in una clinica psichiatrica, viene dimessa ed è decisa a rifarsi una nuova vita, scegliendo proprio quella casa per aprirvi un ristorante. Voci che nella notte resuscitano incubi che sembravano definitivamente sepolti. Un mistero che molti vorrebbero dimenticare, ma che la donna vuole svelare per provare che non è pazza. È proprio il caso di di- re che Pupi Avati torna sul luogo del delitto. Un luogo frequentato con successo agli inizi della carriera, quando il giovane regista bolognese inventò un vero e proprio sottogenere (La casa dalle finestre che ridono, Zeder), che qualcuno battezzò felicemente horror padano, poi abbandonato. E anche se in questo ritorno al passato Pupi Avati abbandona la terra natia per gli Stati Uniti, conserva intatti atmosfere e stile. Il risultato, però, non è all’altezza degli esordi. Soprattutto per una sceneggiatura debole e con troppe falle, e, paradossalmente, per la bravura e la bellezza di Laura Morante, troppo determinata e affascinante, nonostante il dimesso abito nero. Anche il cast restituisce risultati discontinui, soprattutto sul livello della recitazione. Ottimo il prologo, dove si rivede Sidney Rome, protagonista di un breve ma efficacissimo cameo. Il film dà il meglio di sé sul versante thriller puro. Alcune scene e la scelta di certe inquadrature sono un godimento per gli occhi. A rendere meno banale un film che rischia sempre di sconfinare nel già visto, contribuisce un finale assai poco rassicurante. Se Il nascondiglio ci restituisce un Pupi Avati ringiovanito, rimane il rammarico per una sceneggiatura frettolosa che finisce per condizionare tutto il film. Regia di Pupi Avati; con Laura Morante, Rita Tushingham, Treat Williams, Burt Young.