Il morto di Vaprio d’Adda e qualche eccesso di troppo

La morte del rapinatore a opera di un pensionato nella cittadina lombarda mostra pericolose mancanze di misura
Biennale Venezia © Michele Zanzucchi 2007

Primo eccesso, per mancanza di sicurezza: i troppi furti nelle case delle famiglie di Vaprio d’Adda, Francesco Sicignano era alla quarta infrazione di ladri nella sua villetta.

 

Secondo eccesso, per paura: ammazzare un ladro disarmato sparando semplicemente a un’ombra scorta nel corridoio.

 

Terzo eccesso, tutto politico: Matteo Salvini che dice di non essere dispiaciuto più di tanto della morte del rapinatore.

 

Quarto eccesso, tutto mediatico: il pensionato e i suoi familiari sorridenti che salutano dal balcone le poche decine di persone riunitesi per solidarietà sotto casa sua, a benificio delle telecamere.

 

Quinto eccesso, ancora mediatico: le aperture e le prime pagine dedicate a un episodio che dovrebbe essere derubricato a cronaca locale. Ma il sangue tira su l’audience. La foto di quel saluto dal balcone è impudica come quella del piccolo migrante morto sulla spiaggia di Bodrum.

 

La morte va rispettata, altrimenti non si rispetta più nemmeno la vita. Vita e morte sono “sacre”, vanno preservate dal ghigno beffardo.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons