Il mondo unito è dei giovani
Con Maria Voce e Giancarlo Faletti, in Olanda per il 50esimo dei Focolari
«Domani parto e vi porto nel cuore». Così Maria Voce saluta gli abitanti di Marienkroon (corona di Maria) in Olanda. Una «cittadella di cuori» che l’ha accolta in un abbraccio caldo e familiare. Un abbraccio fortemente internazionale in quanto qui, per festeggiare il 50° della venuta in Olanda dei primi focolarini, sono convenuti centinaia di membri del movimento provenienti non solo dai Paesi Bassi, ma anche da molto lontano: Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia, fino all’Islanda e alle isole FarOer.
Tutti Paesi che negli anni Ottanta del secolo scorso sono stati visitati da focolarini che partivano proprio dall’Olanda, e che in questi giorni, per la prima volta, si riuniscono insieme così numerosi. Sono Paesi, questi, in cui la testimonianza della vita di fede non è sempre facile, vista la secolarizzazione avanzante a volte con forme estreme di rifiuto di qualsiasi discorso o manifestazione pubblica che abbia per tema Dio.
Forse per questo i membri del movimento appaiono così “solidi”, maturi, coscienti delle difficoltà (e delle distanze chilometriche), ma anche pieni di speranza e voglia di testimoniare l’ideale dell’unità, tanto che la presidente esclama con riconoscenza: «Veramente avete dimostrato di reggere alla prova!». E Giancarlo Faletti: «Mi porto in cuore questa vostra presenza multietnica e multiculturale, questa vostra capacità di delegare, questa fioritura di vita. Siete uno stimolo per tutto il Movimento dei focolari nel mondo».
Durante gli incontri in sala, a mensa, al bar o lungo i vialetti che dividono i prati ordinati di questa cittadella-giardino al centro dell’Olanda, cerco invano di distinguere a prima vista la provenienza delle persone: impossibile, perché uguale è il sorriso e la disponibilità al contatto, allo scambio personale e culturale, alla discussione, libera, appassionata ma rispettosa, su temi di attualità, in particolare sui rapporti tra le diverse Chiese cristiane.
Nelle testimonianze donate dalle persone di questi Paesi, si nota infatti come l’ecumenismo di popolo sia vissuto quasi naturalmente; in ogni occasione sono sempre presenti persone di Chiese diverse. Ringraziandoli per la loro fedeltà, Emmaus li incoraggia: «Dobbiamo arrivare alla famiglia universale. Ricordiamoci però che noi non allacciamo un dialogo tra le religioni, ma tra le persone. Nel recente grande incontro fra le religioni ad Assisi ho avuto una grande gioia perché quasi tutti i convenuti, di diverse religioni, conoscevano il movimento e mi testimoniavano la loro riconoscenza. Certo, a volte possiamo scoprire differenze che non riusciremo mai a superare, ma possiamo però accettarci fino in fondo, amandoci così come siamo. La lingua che ci accomuna è l’amore».
E per quanto riguarda secolarizzazione, apatia e indifferenza per il fenomeno religioso, inutile essere pessimisti. «È una sfida a collaborare di più tra i movimenti, perché nessuno è sufficiente da solo a cambiare le cose. Ognuno risponde del dono particolare che ha ricevuto; per noi è l’unità».
Lo testimoniano in maniera quasi impressionante le persone riunite nella cittadella: appartengono a culture e popoli molto diversi tra loro, ma ognuno «sente come proprio e gioisce per quello che fanno gli altri. Ogni volta che arrivo in visita a una nazione e l’aereo inizia la discesa mi prende un groppo alla gola pensando ai fratelli che mi aspettano festosi. Siamo gente fortunata a poter sperimentare il dono di Dio che è la famiglia del movimento nel mondo».
L’ultima parola però va riservata ai giovani olandesi dei Focolari, i gen: belli, simpatici, chiamati da tutte le parti in Olanda per raccontare la storia di Chiara Luce Badano, impegnati ognuno in prima persona nel servizio alla società e alle Chiese. Ne ho avuto la prova in occasione del grande appuntamento annuale dei cattolici olandesi, che dei gen manifesta l’impronta sia nei contenuti più significativi, che nell’organizzazione dei dettagli.
Al centro di un programma in stile rock, Maria Voce offre con semplicità la propria testimonianza salendo sul palco con un gruppetto di gen. Solo dieci minuti, ma di quelli che restano, piccolo esempio di unità ed esperienze concrete. Con lei salgono idealmente sul palco anche i gen di New York, di Los Angeles, di Roma e di tutto il mondo che, venuti a conoscenza dell’appuntamento olandese, le hanno fatto giungere la loro calda adesione: «Veramente i giovani fanno vedere il mondo unito possibile!».