Il mondo, l’America e la paura
Sabato il papa ha parlato al terzo incontro mondiale dei Movimenti popolari. Il suo è stato un discorso molto importante. Ecco alcune riflessioni e alcune citazioni: «Abbiamo visto i vostri volti nelle discussioni su come affrontare la diseguaglianza che genera la violenza Chi governa allora? Il denaro. Come governa? Con la frusta della paura, della diseguaglianza, della violenza economica, sociale e culturale, culturale e militare, che genera sempre più violenza, in una spirale discendente che non sembra finire mai. Quanto dolore e quanta paura! C’è un terrorismo di base, che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l’intera umanità».
Ecco la struttura economica e politica del populismo, che sta attraversando l’Europa e il mondo e al tempo stesso la radice culturale del terrorismo nelle sue sfaccettature, con il terrorismo di stato e il terrorismo religioso. Dunque il populismo e al tempo stesso il terrorismo, come due facce tragiche di una unica partita da giocare per il nostro presente e il nostro futuro. Per entrare nei cuori di molti si utilizza un terzo elemento molto importante, ed è la paura. La critica di papa Francesco è frontale: «Nessuna tirannia si sostiene senza sfruttare le nostre paure. Questa è una chiave. Di qui il fatto che ogni tirannia sia terroristica. E quando questo terrore, che è stato seminato nelle periferie con massacri, con saccheggi oppressioni e ingiustizie, esplode nei centri con diverse forme di violenze, persino con attentati odiosi e vili, i cittadini che ancora conservano alcuni diritti sono tentati dalla falsa sicurezza dei muri fisici e sociali. Muri che rinchiudono alcuni ed esiliano altri. Cittadini murati, terrorizzati da un lato; esclusi esiliati e ancora di più, dall’altro. E’ questa la vita, che Dio nostro padre vuole per i suoi figli». Ecco la cultura dei muri, che moltiplica le paure.
Il papa insiste sulla paura: «La paura viene alimentata e manipolata. Perché la paura oltre ad essere un buon affare per i mercanti di armi e di morte, ci indebolisce, distrugge le nostre difese psicologiche e spirituali, ci anestetizza di fronte alla sofferenza degli altri e alla fine ci rende crudeli, quando vediamo che si preferisce la guerra alla pace, quando vediamo che si diffonde la xenofobia, quando constatiamo che guadagnano terreno le proposte intolleranti. Dietro questa crudeltà che sembra massificarsi c’è il freddo gelido della paura».
Di fronte alla sfida della violenza, del terrore e della paura, il papa indica la via della misericordia, la via dei ponti, come antidoto radicale alla forza seducente e apparentemente sottile della paura, avendo dichiarato che tutti i muri sono destinati a cadere. E’ in questo contesto che Gesù pone il segno di chi è guarito dalla mano inaridita. Il contrario dello sviluppo si potrebbe dire l’atrofia, la paralisi. Dobbiamo guarire il mondo dalla sua atrofia morale. Questo sistema atrofizzato è in grado di fornire alcune “protesi” cosmetiche, che non sono vero sviluppo.
Ma il papa ritorna sul tema della paura: «La paura indurisce il cuore e si trasforma in crudeltà cieca che si rifiuta di vedere il sangue, il dolore e il volto dell’altro». E usa le parole del patriarca Bartolomeo: «Chi ha paura di voi non vi ha guardato negli occhi. Chi ha paura di voi non ha visto i vostri volti. Chi ha paura non vede i vostri figli. Dimentica che la migrazione non è un problema del Medio Oriente. E’ un problema del mondo».
Ecco i problemi dei poveri, che sono chiamati a non arrendersi alle paure, ma a costruire un mondo nuovo, capace di spezzare l’autonomia assoluta dei mercati, affrontando le cause strutturali delle diseguaglianze. La vera sfida è l’onnipotenza del denaro, che va sconfitta combattendo i populismi, la violenza, il terrore e i muri, che spezzano l’unità dei popoli e della loro civiltà. Il papa ha detto queste cose indicando un programma, una visione politica del mondo, che sia capace di sviluppare il mondo.
La vera sfida sono gli esempi come stile di vita, esempi come cultura dell’austerità, esempi che siano credibili, perchè non cercano il potere ma l’incontro e il dialogo, con una correzione che papa Francesco fa in modo netto: «Quell’idea delle politiche sociali concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e tanto meno in un progetto che riunisca i popoli, mi sembra a volte una specie di carro mascherato per contenere gli scarti del sistema».
L’analisi del sistema economico e finanziario è severa e domanda a coloro che si ribellano al sistema di cambiare passo con l’austerità di vita, senza corruzione, in una coerenza e un dialogo che aprono al mondo nuovo. Infine il modello di papa Francesco è un uomo che nella sua vita ha cercato di spezzare sempre la forza dell’odio, Martin Luther King, che nel 1957 scrive: «La persona forte è la persona che è capace di spezzare la catena dell’odio, la catena del male».
Dopo pochissimi giorni,72 ore, Donald Trump diviene, contro tutte le previsioni e i sondaggi il 45° presidente degli Stati Uniti. Si apre una partita economica, politica e militare delicatissima. La vera sfida è culturale. Il populismo americano va sconfitto sul versante dell’isolazionismo e delle antiche e nuove paure. Chi vuole innalzare il livello dei conflitti ha già perso in partenza. Ma anche il populismo europeo non deve mettere radici, sull’onda lunga degli stati Uniti.
L’Europa non può pensare che con la via breve delle imitazioni si possa attraversare il mare in tempesta. I leaders europei non devono cercare parole consolanti e accomodanti, inseguendo questo singolarissimo leader americano. Devono ritrovare nella loro storia e nel loro futuro il disegno dei padri e la visione dei profeti. Nella solitudine e nel pieno delle contraddizioni di questo speciale passaggio l’Europa deve ritrovare i suoi valori spirituali più importanti, deve trovare il linguaggio della mitezza e della pace e non dell’aggressione, deve essere capace di unire e non di dividere.
Le grandi agende internazionali, se possibile, sono ancora più urgenti, dal Baltico al Medio Oriente, al Mediterraneo, fino alla Libia. Da soli non si va da nessuna parte e coloro che operano in politica devono essere credibili, oltre la retorica delle frasi ad effetto, delle aggressioni retoriche. Il tempo domanda più rigore e più umiltà, senza le facili semplificazioni che portano ad una politica volgare e vuota. Più cultura e meno improvvisazione. Più visione e meno confusione. Non basta il passato per accreditare il futuro.
Non basta conoscere i dossier, per preparare il domani. Oggi papa Francesco mostra di riconoscere le paure che segnano la vita di qua e di là dall’Atlantico e indica una grande politica per superarle, ma ognuno deve fare la sua parte, guardando lontano. Ecco politici che abbiano la sapienza della storia, per attraversare questo tempo, dove in molti, forse in troppi cercano la guerra.