Il mistico della pietra

Sulle alture vicino ad Ascoli Piceno, vive e lavora in solitudine un artista da scoprire, Giuliano Giuliani. Una rassegna al Forte Malatesta, in corso fino al 2 novembre, espone alcune delle sue opere migliori
Le opere di Giuliano Giuliani in mostra ad Ascoli Piceno

Sulle alture vicino ad Ascoli Piceno, abita un artista solitario, gentile ed umile. Lavora la pietra, il travertino, nell’officina. Lo si va a trovare ed egli ti accompagna con dolcezza e ti descrive il suo lavoro. Nessun gesto autoreferenziale, nessuna piaggeria o posa. Così diverso da tanti artisti mediatici!

Giuliano Giuliani fa respirare la pietra. Direi di più, la fa volare, la ricrea come una trasparenza dello spirito. Davanti alle sue opere non ha senso parlare né di arte “informale” né di arte “povera”. Sono categorie “umane” che non si addicono ad uno scultore per il quale l’arte è luce dell’anima.

A 60 anni, Giuliani ha raggiunto una maturità espressiva tale che consente di penetrare nelle sue opere con naturalezza. Ma essa non significa superficialità, bensì spontaneità, assenza di peso interiore, leggerezza della mente e del cuore.

La rassegna che Ascoli gli dedica al Forte Malatesta fino al 2 novembre (catalogo Lubrina editore) consente di compiere appunto un percorso di questo genere. Ci sono pietre come fogli di carta mossi dal vento: stanno bene sui prati di primavera o sfiorati dalla neve, con cui non si confondono, ma si rapportano in un dialogo sereno. Giuliano ha dentro di sè il sentimento della corrispondenza amorosa del creato, fra le cose e gli esseri.

Tutto è in lui animato da un flusso interno. Il Panneggio (2013) è luce bianca che spicca dal buio, nascita della vita dalla materia che si piega sotto lo scalpello delicato e forte dell’artista. L’Angelo (Musei Vaticani) è una di quelle apparizioni sfolgoranti del travertino: niellato, livellato in musicale flessione della pietra che diventa soffio spirituale. Il Cuore (Bergamo, Galleria Ceribelli) del 2007 è lastra traforata da cui entra ed esce un “sangue dell’anima”, un vento che è movimento della vita: la forma si fa così lieve, convessa, che sembrerebbe dover morire, distruggersi, anziché continuare a resistere.

La pietra di Guliani è infatti forte. Si veda L’inverno, un parallepipedo “bucato” come tralicci innevati oltrepassati dalla corrente fredda, che, anziché irrigidire, fortifica e alleggerisce al tempo stesso. Si parlava di “misticismo” di quest’artista. Lo si nota nell’amore per la natura e per le cose. Ma ancor più nella capacità di penetrare dentro un evento umano talmente intimo da spaventare per la bellezza della resa e lo struggimento della pietra: la Maddalena e Montagna è una piramide di fasce pietrificate, il deserto della santa penitente e insieme l’ascesi vorticosa verso il divino, vibrante come la punta di uno spillo.

Ma dove, secondo chi scrive, si raggiunge il vertice massimo della sua arte finora è in quell’Annunciazione del 2008, forme accartocciate nel vento: solo soffio, solo parole del cuore, luce. Giuliani è artista che “vede”. Che cosa vede? Forse che l’arte è parola ineffabile di una suprema bellezza cui tutto – la pietra, lo scalpello, la terra – si piega. Come nell’onda musicalissima, vero concerto spirituale, del celebre travertino: “È risorto, non è qui”.

Una rassegna assolutamente da non perdere.

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