Il mio Pakistan, “Oltre il velo”
Il Pakistan: un territorio dal clima torrido che vanta però le cime nevose più alte del mondo. Uno Stato recente, ma dalla storia millenaria e spesso tormentata. Terra di guerre, di invasioni e conquiste, la cui cultura ha origine nella miscela di varie culture. È il Paese della Via della Seta e il secondo Stato islamico del mondo.
Qui, Daniela Bignone, donna, occidentale, cristiana, trascorre ventitré anni. Impressioni, incontri, sapori, profumi e colori di questa esperienza si susseguono nelle pagine del suo diario.
Il Pakistan è un “altro” mondo. Qual è stata la difficoltà maggiore che hai incontrato all’inizio in questo Paese? E come hai cercato di superarla?
«La difficoltà maggiore è stata avvertire il peso dell’ingiustizia conseguenza della povertà o frutto di vincoli sociali e religiosi: il vedere tanta miseria, situazioni dolorose senza uscita, malattie che qui da noi si curano e lì si trasformano in situazioni fatali e sentirsi impotenti, con l’impressione di assistere inerme. Entrando sempre di più a contatto con la gente, piano piano mi sono trovata "oltre velo" per dirla con il titolo del libro e ho visto un “altro mondo”. Ma non ero più l’osservatore occidentale, ne ero parte».
Qual è la quotidianità di una donna pakistana?
«Fra le donne pakistane c’è ormai una varietà notevole di situazioni: ci sono donne molto istruite che viaggiano, immerse nella vita di società …. e donne di villaggio che non escono mai di casa, che si coprono con il velo anche davanti ai parenti del marito. Negli ultimi anni è cresciuto il numero delle donne che lavorano come insegnanti, infermiere, impiegate. Ma quando penso alla donna pakistana ho davanti agli occhi le tante mamme il cui scenario di vita è la casa e la cui giornata si snoda a servizio della famiglia. È un servizio che definirei personalizzato: il ciapati, il tipico pane locale, è cotto fresco per ogni commensale che si aggiunge in qualunque ora del giorno. Le faccende di casa si spalmano lungo la giornata, i ritmi non sono frenetici, mancano gli aiuti della tecnica. La preparazione del te, un rito. I contatti con il mondo limitati alle chiacchiere con le vicine del "gali" (la stradina di casa) o con i parenti stretti».
Il ricordo più bello che hai dei tuoi anni trascorsi in questo Paese.
«Mi pare quasi impossibile identificare un ricordo, quello più bello. Ne ho tantissimi e non saprei scegliere. Spontaneamente ho pensato ai bambini. Ho rivisto tanti volti. Occhi intelligenti e limpidi, illuminati dalle prime scoperte scolastiche, con il futuro davanti ancora tutto da scoprire. Una volta ad un semaforo ho visto una bambina (di quelle bimbe che vendono i fiori) seduta per terra vicino al papà che chiedeva l’elemosina. Aveva il viso letteralmente immerso in una ciotola di latte, un’espressione beata. Il suo mondo era in quella ciotola. Ripenso anche a quei tre che ogni mattina mi aspettavano ad un crocicchio per il saluto di rito, anche loro bambini di strada. In Pakistan ci sono tantissimi bambini e tanti ne ho incontrati. È uno dei ricordi fonte di speranza».
Daniela Bignone, Oltre il velo, nel cuore del Pakistan (Città Nuova, 2013), € 9,00; pp. 120. Il libro sarà in libreria a partire da metà febbraio.
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