Il Messico di Claudia Sheinbaum
Claudia Sheinbaum rappresenta la continuità del governo di Andrés Manuel López Obrador, popolarmente Amlo. Per questa continuità, la Sheinbaum ha vinto le elezioni del 2 giugno scorso. Ma se le ha stravinte è per la “farina del suo sacco” che vi ha aggiunto.
Di Amlo non ha il carisma ammaliatore, ma ne ha uno proprio, fatto di cordialità dialogante e di un alto profilo professionale che non l’ha mai allontanata dalla gente. «Claudia ha realizzato un’operazione molto fine cercando di mediare con quei settori che si sentivano offesi dal presidente», ha spiegato a El País di Madrid la linguista e membro dell’equipe di Sheinbaum, Violeta Vázquez-Rojas. «È riuscita a convocarli, a dialogare con loro, a mostrare apertura. Ha dato un senso di fiducia a molta gente che si era sentita delusa».
Per questo ha conquistato ancor più voti del suo predecessore. Ed ha avuto dalla sua la maggioranza dei votanti in tutti i segmenti sociali e di età, salvo di quello degli impresari e i dei laureati, che insieme rappresentano il 17% dell’elettorato. Sulla vittoria ha influito decisivamente il successo delle sue politiche di sicurezza cittadina in una megalopoli complessa come Città del Messico, che ha dato speranza sul fronte che preoccupa maggiormente i messicani: la violenza.
Ex sindaco ed ex governatore della capitale federale, ingegnere energetico e laureata in fisica, primo presidente ebreo (non praticante) di un paese, il Messico, bastione del cattolicesimo, Claudia Sheinbaum (62 anni) è stata membro del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni unite che ha vinto il premio Nobel per la pace nel 2007 per i suoi lavori sul cambiamento climatico. La transizione ecologica è infatti tra le sue priorità.
È la prima donna presidente anche grazie al suo partito, Morena (acronimo di Movimento di Rigenerazione Nazionale). Una sua riforma costituzionale del 2019 ha stabilito la “parità in tutto”: ovvero, il 50% delle cariche dei tre poteri dello Stato deve essere femminile. Ora il Messico è il quarto paese al mondo (con Ruanda, Cuba e Nicaragua) per rappresentanza parlamentare femminile.
Forte di un’amplissima maggioranza alla Camera (attorno al 70%) e a solo due seggi dalla maggioranza qualificata dei due terzi al Senato, la “presidenta” non avrà ostacoli politici rilevanti nel portare avanti il suo programma e le riforme costituzionali avviate da López Obrador, tra cui quella, polemica, della Giustizia. Il buon momento economico attuale del paese contribuisce non poco a favorire il percorso.
Probabilmente sceglierà di esporsi meno del suo predecessore, per il quale le conferenze stampa mattutine giornaliere sono state un eccezionale strumento di propaganda. Anche a questa strategia si deve una parte importante del trionfo elettorale, poiché ha obbligato l’opposizione a rintuzzare ogni attacco giocando sempre di rimessa.
Una trappola in cui è caduta in pieno un’opposizione scarsamente propositiva, che si è limitata a contrattaccare. E che ora raccoglie i cocci senza sapere bene che cosa fare. L’alleanza fra tre partiti come Pri (Rivoluzionario Istituzionale), Pan (Azione Nazionale) e Prd (Rivoluzione Democratica), ideologicamente poco o nulla compatibili, che nella loro storia si sono sempre combattuti, ha lasciato perplessi molti elettori, evidentemente non disposti a votare chi fino a ieri avanzava proposte incompatibili. I tre partiti insieme hanno raccolto meno voti di quanti ne avevano ottenuti da soli nel 2018.
Con la vittoria di Claudia Sheinbaum e di Morena, l’ambiziosa Quarta Trasformazione del Messico voluta dalla sinistra continua. Le prime tre – l’Indipendenza, la Riforma (separazione Stato-Chiesa del 1857) e la Revolución di Pancho Villa ed Emiliano Zapata del 1910 – sono state violente. Questa promette ridurre sensibilmente la violenza, anche se per ora senza successo. Ci sarà una ulteriore militarizzazione delle strade e della sicurezza? Lo vedremo.
Vedremo pure se il governo della presidente eletta riuscirà ad estendere il modello di intervento contro la violenza che ha introdotto nella capitale, ma di difficile applicazione universale secondo la maggioranza degli analisti. Nel Distretto Federale gli omicidi dolosi sarebbero diminuiti del 44%, secondo fonti ufficiali, tra il 2019 e il 2023. Furti e rapine sarebbero scesi del 31% e le estorsioni del 42%.
La strategia di Sheinbaum si è appoggiata sulla prevenzione, con azioni dirette alla gioventù sul miglioramento delle condizioni lavorative della Polizia, con migliori capacità investigative e un coordinamento più efficace con la magistratura. A queste premesse aggiungerà probabilmente, su scala nazionale, strategie di intelligence focalizzate sui delitti “di alto impatto” e verso regioni specifiche. Non sarà comunque facile in territori controllati da organizzazioni criminali, che sono però anche in lotta tra loro.
In politica estera, la presidente eletta dovrà vedersela col futuro presidente Usa. «Siamo il primo socio commerciale degli Stati Uniti in questo momento», ha detto recentemente la Sheinbaum alla Bbc. «Loro hanno bisogno di noi e noi di loro, in termini economici. Ed abbiamo 40 milioni di messicani che vivono negli Usa», ha aggiunto.
Economia, migrazione e traffico di droga (dal Messico agli Stati Uniti) e di armi (in direzione inversa) sono i campi d’azione comune sui quali è obbligatorio agire quanto prima.
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