Il messaggio di Roger

avvento

È accaduto a Saint Petersburg, una località della baia di Tampa, nel Golfo del Messico. Quel 4 luglio 2003 il signor Dan Smith, gettando un sguardo nel porticciolo davanti alla sua casetta, fu attirato da una bottiglia che galleggiava a pochi metri dalla riva. Sembrava… anzi sì, era proprio una bottiglia di Pepsi Cola. Un rifiuto come tanti, abbandonato in mare da gente maleducata? Ne aveva tutte le apparenze… Ma al signor Smith, dotato ancora di buona vista, sembrò che quella bottiglia non fosse vuota, ma contenesse qualcosa. Decise perciò di recuperarla, prima che le onde la risospingessero al largo.

Corse perciò nella rimessa dietro casa e ritornò con una lunga canna da pesca, aiutandosi con la quale riuscì a far avvicinare la bottiglia. Una volta avutala tra le mani, notò in trasparenza un foglietto arrotolato, che il tappo ben sigillato con del nastro isolante era riuscito a mantenere all’asciutto per chissà quanto tempo.

Divorato dalla curiosità, il signor Smith ripensò alle storie di tesori di pirati delle sue letture giovanili e si affrettò a srotolare quel foglietto ingiallito. Con grande sorpresa (e diciamolo pure, emozione) lesse questo scritto a matita, vergato con calligrafia infantile.

«27 dicembre 1984. Chiunque troverà questa lettera è pregato di farmelo sapere. Grazie». Firmato: «Roger Clay, sette anni». Seguiva l’indirizzo dei genitori a Fairfield, nell’Ohio.

Il signor Smith sorrise e provò a immaginare cosa avrebbe provato quel bambino, ora adulto (erano passati 19 anni), sapendo che qualcuno aveva ritrovato il suo messaggio. Quanto a lui, era pensionato e non aveva impegni particolari; per di più era tempo di vacanze: arrivare a capo di quella traccia sarebbe stato un originale diversivo.

 

Innanzitutto cercò di mettersi in contatto telefonico con i Clay, basandosi sull’indirizzo di Fairfield. Purtroppo lì non risultava alcuna famiglia con quel cognome «Niente di strano – pensò –, in tutto questo tempo avranno di sicuro traslocato».

Questo primo ostacolo, invece di scoraggiarlo, lo stimolò a continuare il gioco. Gli venne in mente allora di segnalare l’episodio ad un giornale locale di Saint Petersburg. Avrebbero pensato quelli della redazione a rintracciare l’autore di quel messaggio infantile.

E non sbagliava! Pochi giorni dopo, infatti, i coniugi Clay venivano segnalati proprio in Florida, dove stavano passando le vacanze a Seminole, a pochi chilometri dal luogo in cui era stata trovata la bottiglia. A questo punto fu facile a Smith procurarsi il loro numero di telefono.

La notizia di quel ritrovamento fu per i Clay come un fulmine a ciel sereno. A sua volta Smith venne informato dai genitori di Roger che il 10 luglio del 1998, poco dopo aver compiuto 21 anni, il giovane era rimasto ucciso in Ohio in seguito ad un incidente stradale.

Colpito dalla notizia, il nostro amico si sentì in dovere di recarsi di persona dai Clay, per restituire loro quel significativo documento appartenuto al loro ragazzo.

L’incontro – era il 10 luglio – fu dei più commoventi, com’era facile immaginare. Mamma Lisa e papà Roger, che portava lo stesso nome del figlio, non si saziavano di rileggere quel foglietto ingiallito, scampato a chissà quante peripezie e tempeste, tanto frequenti nel Golfo del Messico.

«È incredibile – commentavano i due in presenza di un signor Smith commosso quanto loro –. Chi si ricordava più dell’episodio della bottiglia? Il fatto poi che lei ce l’abbia riportata proprio nell’anniversario delle morte di nostro figlio è ancor più straordinario. È come se il nostro Roger volesse ricordarci che non ci ha lasciato, che è sempre accanto a noi».

Così, per la prima volta dopo cinque anni, l’angoscia con cui i Clay rivivevano quella data dolorosa veniva mitigata da poche righe scritte da un bambino di sette anni che amava i sogni e l’avventura.

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