«Il meglio arriva dopo la morte»

Riportiamo uno stralcio dell'omelia pronunciata dal cardinale Martini a Galloro, Ariccia, nel 2007, in occasione del suo ottantesimo compleanno. Dal sito della diocesi di Albano
cardinale martini camera ardente

«…Adesso, invece, sto vivendo il terzo periodo della mia vita, che è la preparazione al quarto, che è l’ingresso nel Regno di Dio, perché noi siamo fatti per il Regno e qui siamo, come diceva l’antica liturgia, “in esilio”. Lo diceva ancora la preghiera alla Madonna: “Dopo questo esilio, mostraci Gesù”. In questo senso vedo meglio il valore di tutto quanto ho potuto vivere. I valori sono tutti certamente dovuti alla grazia di Dio, alla sua bontà, alla sua pazienza, alla sua misericordia e sono soprattutto contenuti nei rapporti evangelici, nelle relazioni vissute gli uni con gli altri secondo il Vangelo. Questo è il valore perenne, che rimane sempre e frutta per l’eternità. Questo valore è quello espresso nel Vangelo proclamato (cf. Lc 6, 27-38) e che è visibile soprattutto laddove c’è il perdono gratuito, la fiducia gratuita, il non giudicare, il fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. È un’immagine quasi idilliaca, si potrebbe dire, e un po’ fuori del mondo. Leggendola noi diciamo: “com’è bella questa pagina, ma chi può vivere così?”. L’esperienza, però, dimostra non solo che così si può vivere, ma che solo così si può vivere. L’esperienza che faccio nel mondo del Medio Oriente, di tante guerre, di tante violenze, di tante tensioni mi dimostra la verità di questa pagina evangelica. la verità espressa in maniera sintetica da Giovanni Paolo II quando disse che non c’è pace senza giustizia (e quindi bisogna riconoscere i diritti di ciascuno), ma che non c’è giustizia senza perdono (cf. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2002). Difatti, se ciascuno esige di avere tutto il suo, soltanto il suo pienamente, totalmente e assolutamente e se l’altro dice lo stesso e le due cose vengono a contrasto, allora siamo ad una continua tensione. Da qui tante guerre in molte parti del mondo; anche alcune tensioni interne tra noi, penso che ci potrebbero essere risparmiate se avessimo maggiore capacità di dialogo, di ascolto reciproco, di comprensione delle ragioni dell’altro.

A Gerusalemme vivo un’esperienza molto bella ed è quella di un gruppo di famiglie, le quali hanno avuto ciascuna un lutto grave per la violenza: una madre, che ha avuto la figlia di quindici anni uccisa da un terrorista; una sposa, che ha avuto il marito ucciso in guerra… Invece di crogiolarsi nel sentimento di vendetta, queste persone e queste famiglie hanno deciso di capire cosa soffre l’altro, che dall’altra parte ha la stessa mia sofferenza. Queste persone si sono cercate a vicenda e hanno stabilito una splendida collaborazione fra loro; si ritrovano ciascuna col peso del proprio lutto grave in famiglia, accomunate da questo lutto e nella ricerca della sofferenza dell’altro, nella ricerca dei modi di vivere insieme, di riconciliarsi, di ricomprendersi, di riparare in quanto possibile… e vedo che è l’unica via. Credo che questa sarà la via vincente; le altre, quelle della violenza per la violenza e della forza, non credo che arriveranno a molto, come nel resto del mondo. La pagina del Vangelo ci presenta l’ideale vero della vita, ciò che vale, ciò che rimane. Avete anche ascoltato dalla prima Lettura (cf. 1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23) il perdono di Davide al suo avversario, al suo nemico Saul. È un perdono, che poi frutterà l’ascesa di Davide per la sua grandezza. Anche umanamente parlando, quindi, questa è la via giusta.

Vorrei concludere brevemente queste mie poche parole dicendo che in questi ottanta anni ho avuto tante esperienze, sono passato per tanti diversi luoghi e situazioni. Ho sperimentato che il bello viene sempre dopo. Ciò che viene dopo è più bello di ciò che abbiano vissuto. È bello ciò che abbiamo vissuto e ne ringraziamo Dio, ma sappiamo che la tappa successiva è più bella! Si va di meglio in meglio, sicché l’ultima tappa, la Gerusalemme celeste, sarà quella che riempirà tutti di pienezza, di gioia e di pace. Questo ci permette di guardare al futuro con serenità, di superare le piccole o grandi sofferenze della vita, sapendo che, come dice San Paolo, non sono paragonabili alla gloria che dovrà essere rivelata in noi, quando porteremo l’immagine dell’uomo celeste (cf. Rm 8, 18; 1Cor 15, 49). Noi siamo chiamati a questa pienezza e mano a mano che il tempo si avvicina entriamo come “in lista di attesa” per la Gerusalemme celeste e sentiamo con più viva forza che là è il dono di Dio nella sua rivelazione piena. Ne abbiamo una pregustazione quando viviamo secondo il precetto evangelico, cioè secondo la legge del perdono gratuito, della bontà, del disinteresse, del servizio fatto all’altro.

Auguro, allora, a voi tanta gioia nella vita. Io non posso che ringraziare Dio per tutto ciò che ho vissuto. Non riesco a vedere nella mia memoria esperienze veramente negative. Tutte si sono trasformate in bene, per la grazia di Dio, e sono state tutte costruttive per me. Auguro che lo sia anche per voi. Auguro che tutti insieme possiamo guardare dalla Gerusalemme del cielo, dove speriamo di arrivare dalla Gerusalemme della terra, dove io vivo gran parte dell’anno pregando per tutti e voi e per tutte le intenzioni della Chiesa e del Papa. Così saremo uniti insieme e anche se non ci sarà più nessuna celebrazione pubblica potremo ricordarci e saperci ricordati gli uni gli altri al cospetto di Dio».
Santuario di Santa Maria di Galloro 17 febbraio 2007
(Nella foto, persone in fila per l'ultimo saluto al cardinale Martini)

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