Il Mediterraneo infinito di Pietro Guccione

Il Palazzo ducale di Genova ospita fino al 6 gennaio una rassegna sul pittore siciliano.
opera di guccione

Chi non consoce Scicli, nel Ragusano, la deve vedere. Insaccata nella valle bianca, barocca di chiese e palazzi, si sfoga però nel mare. Un mediterraneo immenso. È questo l’infinito di Pietro Guccione. Una immensità dove il pensiero tuttavia non annega, perché il colore, steso a larghe pennellate poco materiche, sembra circoscriverlo in un “finito” che si percepisce immediatamente come emozione, sentimento, parola.

Il cielo, il mare di Pietro parlano. Dopo il tramonto (1973) diventano brusio cromatico indistinto, una nebbia colorata che parla di mistero; nelle Ombre della sera (1982) le onde neroazzurre fanno viaggiare pensieri non di malinconia, ma di tranquillità. E la Grande spiaggia (2001) unisce terra, cielo e acque in una polifonia delicatissima, colorata si direbbe a pastello, non ad olio, tanto è leggera.

 

Guccione è un contemplativo. L’anima mistica mediterranea, che si impenna a volte in grida acute (Fine dell’estate, 1981, di scura tristezza), torna sempre sullo stesso tema. Questo infinito che è nel tempo e fuori del tempo, il mare che varia di attimo in attimo il suo muoversi e le sue luci, e il cielo che sbianca a sera e a mattina, sprigionando nell’anima la nostalgia dell’eternità.

 

Sono bellissimi i quadri di Guccione. Non si finirebbe mai di ammirarli o, meglio, di stare loro vicino, lasciandovisi immergere. La linea azzurra (2010) che separa il visibile (nostro) dall’invisibile (l”oltre”) è una tela che vive di luce. Guccione deve averla dentro, e grande, per ritrovarla e ridonarla a noi dentro una piccola tela.

 

Guccione, il Mediterraneo. Opere 1973-2010. Genova, Palazzo Ducale. Fino al 6/1 (cat. Linea d’ombra).
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