Il Matricomio, “Dobbiamo parlare ancora!”
Dobbiamo parlare ancora! è l’esilarante spettacolo teatrale del duo napoletano Jack Alvino e Valentina Aurino, “Il Matricomio”, andato in scena recentemente – col “tutto esaurito” – in tante città italiane (fra cui, Palermo, Catania, Milano, Roma, Napoli). Approfittiamo di un loro momento di pausa per conoscerli meglio.
Jack e Valentina, sposati da anni, con alle spalle esperienze di teatro, non immaginavano, peraltro, di riscuotere così tanto successo in così breve tempo! Ma un pubblico di fedelissimi, che va diventando sempre più vasto, ama il loro spontaneo raccontarsi, segue e risegue le loro clip sui vari canali social! In un’escalation di sorrisi che rincuorano il cuore, d’ogni coppia, in crisi o affiatatissima. Li abbiamo intervistati.
Jack e Valentina, diteci qualcosa di voi…
Siamo Vale e Jack, Millennial la prima (1981), Gen X il secondo (1976). Ci siamo conosciuti molto presto, quando Jack aveva 8 anni e Vale 3. Jack alle elementari era nella stessa classe della sorella maggiore di Vale, Marianna. Quando la mamma andava a prendere Marianna a scuola, spesso veniva accompagnata da Vale. Ci conoscemmo in quegli anni, poi persi di vista fino al 2003, quando un rapido incontro in un’aula universitaria ci ha portato fino a qui. Adesso siamo sposati da 19 anni.
Cos’è nata prima: la vostra coppia o il duo comico?
Come si è capito, la coppia viene molto prima. La coppia comica invece nasce per la frequentazione di diversi anni di scuola di recitazione. L’approccio iniziale fu amatoriale, lo facemmo solo per divertirci, ma uno scherzo di Checov , “La domanda di matrimonio”, ci fece scoprire di avere dei tempi comici molto compatibili. Dopo qualche anno, nacque l’idea de Il Matricomio, e sbarcammo su Facebook, nel settembre 2016, con il nostro primo video.
Esplorate, nei vostri spettacoli, fra prosa e commedia, le intricate, verissime, dolorose (dai punti di vista), ironiche, dinamiche della vita di coppia. Il pubblico come vi pare reagire? Cosa lo fa più sorridere?
Scoprire che viviamo più o meno tutti la stessa vita. La comicità nasce sempre con l’intento di esorcizzare qualche bruttura. Come quando da bambini si ride se un compagno di giochi cade rovinosamente. La prima reazione è ridere, nonostante l’evento non esattamente piacevole. Quella risata esorcizza il momento, lo smonta, è una reazione spontanea. A teatro, come sui social, sdrammatizziamo momenti che nella vita quotidiana possono essere molto pesanti, e le persone si riconoscono, condividono, si sentono in qualche modo meno sole nella loro quotidianità.
Vi seguono a teatro, ma anche tantissimo sui social. Che si prova?
È una grande emozione, soprattutto perché sai che, se ti seguono, è perché riesci a farli ridere, e non c’è cosa più appagante. Ma è una materia che va maneggiata con cura. Il teatro restituisce il contatto umano e non ha alcun tipo di controindicazione, i social invece sono molto più ambigui. Creano un’ampia connessione che può proiettare in alto la notorietà delle persone in brevissimo tempo e a volte, anche troppo spesso, si perde umiltà e contatto con la realtà. Inoltre i social richiedono una frequenza di pubblicazione che può diventare sfiancante, perché non si è creativi tutti i giorni e non si possono avere idee brillanti da pubblicare tutti i giorni. C’è il rischio di vivere grandi frustrazioni.
Fra gioie, sospiri, riflessioni e risate, marito e moglie siete sempre insieme. Quale credete sia il segreto della vostra, scoppiettante, unione?
Ovvio, Vale ha sempre ragione.
Avete sempre avuto la verve comica, o è nata col tempo?
Probabilmente Jack l’ha sempre avuta, ma inconsapevolmente. È affiorata nel tempo. Per Vale è un processo diverso, perché come attrice il suo vero campo di gioco è il drammatico. Nel tempo, comprendendo meglio i nostri tempi e il nostro modo di interagire, abbiamo affinato certamente il nostro modo di mettere in scena Il Matricomio.
Com’è strutturata la vostra giornata? Qual è la prima frase, il primo gesto, del vostro mattino? L’abitudine a cui non rinunciate?
Caffè, caffè, caffè. Abbiamo già detto caffè? E dopo c’è tempo per poco altro, c’è Pollon che deve uscire! (Pollon è la nostra amata Golden retriever).
Avete delle passioni, qualcosa che amate fare, a cui tenete, anche singolarmente?
Molte, troppe. Jack è un appassionato motociclista e un artigiano del cuoio, Vale è una cuoca sopraffina e produce una sua linea di gioielli.
Ma su tutto… quanto parlate? Siete un vulcano d’idee, che neanche il cruciverba può superarvi!
Per le idee basta convivere… ne vengono fuori a decine! Il segreto è saperle reinterpretare nel giusto modo. Così facendo, nel pensare ai soggetti e nello scrivere le sceneggiature, diventa in qualche modo terapeutico anche per noi.
E, riprendendo un vostro pensiero: «Fare teatro è un’esperienza che trasforma chi sta sul palco e anche in platea. Rende vulnerabili, sinceri e pieni di gioia». Sarà questo il successo nella vita? Recitare, ogni dì, la “propria parte”?
Il segreto, tra le quattro mura di casa, è non recitare mai. Funziona solo se “la propria parte” coincide con l’essere sé stessi.
Di loro, ad aprile del 2019 è uscito anche un libro, il loro primo libro: La Misura dell’Amore (Dea Planeta Libri: una guida semiseria a tutte le sfide del matrimonio).
Gli spettacoli del duo comico, prodotti e organizzati da Show Reel Factory e Live Nation, si affiancano, ricordiamo, alla pagina Facebook con cui i due autori/attori si sono lanciati, e a cui si dedicano, ogni dì, per portare avanti la loro “missione impossibile”: mettere in scena i più disparati momenti di vita vissuta, alleggerendo, con l’ironia, le dinamiche della convivenza. L’augurio è, infatti, quello che ogni coppia possa superare ogni problema col sorriso! E fanno centro!
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