Il marranzano per scoprire l’invisibile sicilianità

Il corpo, nella sua relazione con il suono, il rumore, la musica è il protagonista di "Instrumenti 1" di Roberto Zappalà e Nello Calabrò. Uno spettacolo nato nel 2007 che continua a viaggiare ancora oggi stravoglendo stereotipi e luoghi comuni sulla sicilianità
Roberto Zappalà

La Sicilia non esiste, diceva Gesualdo Bufalino. Ci sono cento Sicilie e ognuna ha altrettante interpretazioni. Quella evocata nello spettacolo Instrument 1 – scoprire l'invisibile, non è un viaggio dentro alcuni dei suoi luoghi comuni, come potrebbero far pensare l'uso del marranzano e la sequenza iniziale. Nella costante penombra della scena, un gruppo velato e dalle gonne strette, rigorosamente in nero come nella più stereotipata tradizione, avanza battendo i tacchi ad intervalli ritmati. Queste sagome femminili si bloccano, scrutano, sospirano.

Si inginocchiano, siedono a terra, si fanno il segno della croce, mandano baci, gridano. Le loro movenze sono di donne, di vedove luttuose che snocciolano litanie di gesti trattenuti, pudichi. Se non rivelarsi, in realtà, tutti uomini nello strappo improvviso dei vestiti sotto una luce di colpo abbagliante e di una canzone pop allegramente ironica. Dunque, sotto il vestito altre identità a spiazzare – da questo momento, e in avanti, dello spettacolo – qualsiasi stereotipo sulla sicilianità.

Eppure il catanese Roberto Zappalà, coreografo e danzatore di respiro europeo, non rinnega la sua terra, fonte d'ispirazione del suo fare danza. Anzi, vi è fortemente radicato. E da vent'anni ha creato una sua compagnia e un luogo, Scenario Pub.bl.ico, invidiabile centro per le arti performative, dove la danza contemporanea vive di ricerca, produzione e formazione. E ospitalità di prestigiosi danzatori e coreografi internazionali. Instrument 1- scoprire l'invisibile, creato nel 2007 e che continua a viaggiare ancora oggi, è stata la prima tappa di una trilogia in cui Zappalà libera il movimento dalla drammaturgia per soffermarsi sul corpo nella sua relazione con il suono, il rumore, la musica.

L'idea drammaturgica, per il coreografo, è solo l'origine di un'estetica per approdare a uno stile di danza. In Instrument 1 egli sublima le logorate immagini di credenze, concetti e abitudini della Sicilia attraverso una danza pura, vigorosa, d'urto, che segue e incalza le vibrazioni del marranzano dalle inedite e innovative sonorità. Sulla musica dal vivo dei tre Lautari i sette danzatori, dalle tuniche color terra, intrecciano scatti felini, nervosi, velocissimi, con pose scultoree, languide movenze, corse affannose che cedono il passo a soste che immobilizzano le membra in un'arcaica attesa. È l'inerzia a staccarsi da terra, a intraprendere attività, a distillare il tempo. Ma appena il balzo è fatto, l'energia esplode, corale o solitaria, furibonda. E determina relazioni, scompagina le traiettorie.  

Così, una pacca sulla spalla, data e ridata, si trasforma in lotta; un abbraccio in mischia, uno sguardo in significati molteplici. Pur riscontrando chiari e ironici riferimenti ad una gestualità tipicamente siciliana che rimanda ad un radicato immaginario iconografico, la coreografia tende ad una astrazione che è respiro e poetica del movimento stesso. Il corpo del danzatore diventa strumento di indagine delle sue potenzialità. Lo ribadisce al microfono un danzatore che recita: «Ascolta la musica del tuo corpo, e balla». E sciorina frasi, nomi e accostamenti improbabili, quale invito a tutti e sempre a danzare, mentre a lato freme il gruppo in una danza travolgente che si scatena e ci sommerge in un finale di dirompente solarità.

Compagnia Roberto Zappalà, coreografie e regia Roberto Zappalà, musica originale dal vivo I Lautari, testi di Nello Calabrò, disegno luci Marco Policastro, costumi R. Zappalà. Al teatro Kismet di Bari; al Teatro Comunale Curci di Barletta, il 6 aprile; l'8 al Belgrade Dance Festival.

I più letti della settimana

Il sorriso di Chiara

Abbiamo a cuore la democrazia

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons