Il manto bianco
Messa di esequie a Montet, in Svizzera, e funerali a Sasso di Asiago per Marisa Baù, focolarina scomparsa il 20 dicembre e ritrovata cadavere il 30 gennaio
Bianca la neve, bianca la bara, bianche le rose. Attorno alla chiesa parrocchiale di San Martin a Cugy, nel cantone francofono di Friburgo, un esteso manto bianco di neve avvolge ogni cosa. È lunedì 6 febbraio che si svolge la cerimonia funebre per Marisa Baù. Una folla raccolta, silenziosa, commossa di 350 persone è giunta, oltre che da Montet e dintorni, da altre città della Svizzera e persino dalla Francia per l’ultimo saluto alla focolarina di Asiago misteriosamente scomparsa e ritrovata impiccata in un fienile lo scorso 30 gennaio.
Sette sacerdoti hanno concelebrato la messa di esequie preparata con cura dalle focolarine e dai focolarini della “cittadella” di Montet. Nonostante lo sgomento, il dolore e gli interrogativi è stata la speranza a prevalere. «Si intuiva il dolore – ha detto una studente di teologia presente alla cerimonia – ma anche la fede nella misericordia di Dio e nella resurrezione». La chiesa di Cugy, dista circa due chilometri dal Centro dei Focolari di Montet, ed è stata scelta perché più capiente e per far in modo che l’evento potesse essere aperto a tutti.
Con un breve discorso Marithé Vuigner, co-responsabile del Centro di Montet, ha ripercorso i 40 giorni, dalla scomparsa del 20 dicembre al ritrovamento del cadavere, e tracciato un breve profilo di Marisa Baù.
La sera stessa della scomparsa «ci siamo fermate un istante – racconta Marithé Vuigner –, e tutte insieme ci siamo fissate su un punto che diventerà il nostro sostegno, ci indirizzerà e accompagnerà sia nei 40 giorni di ricerche, sia nella settimana dopo la scoperta e la sua terribile morte: Noi crediamo all’amore di Dio in questo momento, per noi ed anche per Marisa».
Fede nell’amore di Dio sottoposta a dura prova per cinque lunghe settimane e sorretta da «una catena infinita di preghiere da tutto il mondo per ritrovare Marisa, per chiedere protezione, per accompagnarla nel bisogno, per confortare e sostenere la sua famiglia». Fino al drammatico ritrovamento del 30 gennaio che «ci lascia nello spavento, nel dolore – continua Marithé Vuigner –, ci immerge del tutto nel dramma che vive l’umanità e al quale vogliamo partecipare».
Di incoraggiamento le parole giunte dal vescovo locale mons. Charles Morerod:«Voglio assicurarvi le mie più sincere condoglianze e soprattutto la mia preghiera e la mia fedele amicizia in questi momenti difficili. Che Dio vi doni la forza e il coraggio di affrontare questa dolorosa prova. Potete contare sul mio fraterno sostegno».
Anche mons. Jean-Claude Périsset, nunzio apostolico a Berlino, originario di Estavayer-le-Lac, vicino Montet, ha fatto arrivare un suo messaggio: «Vi sono accanto nella preghiera per l’anima eletta di Marisa e per tutti voi che questa morte drammatica immerge in un dolore profondo. Attraverso la fede sappiamo che niente succede fuori della misericordia di Dio che è sempre in mezzo a noi nella sofferenza e nella gioia, nella speranza e nella carità fraterna».
Al termine della messa di esequie in Svizzera si usa rendere gli onori alla salma. Una lunga fila di persone, interminabile, si è avvicinata per benedire con l’acqua benedetta la bara bianca sigillata, che è subito partita per Sasso di Asiago accompagnata da tre sorelle di Marisa e alcuni focolarini e focolarine.
Al suo arrivo l’attende una folla inaspettata accorsa dai paesi circostanti. Anche qui un manto bianco di neve, che Marisa amava tanto, attutisce ogni rumore e rende assorto ogni gesto. Al termine del rosario, il parroco di Gallio, don Lauderio Dal Bianco, descrive le rose bianche sul feretro e nota che tanti fiori sono aperti perché simboleggiano tutti gli atti d’amore che Marisa ha fatto e ci ha insegnato a fare. Altre rose, invece, sono ancora chiuse «perché sono gli atti d’amore che Marisa non è riuscita a compiere e che dobbiamo fare noi».
Le visite proseguono incessantemente presso la casa natale di Marisa. Il giorno dopo, la chiesa di Sasso è stracolma di gente, accorsa da tutto il Triveneto, già mezz’ora prima del funerale, anche nella navata centrale fino quasi a toccare la bara bianca. Il parroco si rivolge direttamente a Marisa, ricordando il suo sorriso che non è mai venuto meno: «I ragionamenti dei mortali sono timidi, e incerte le nostre riflessioni. Chissà quante storie e vicissitudini hai incrociato e condiviso. Solo Dio sa cosa si agitava nel tuo animo. L’augurio è che nulla più ti turbi e ti spaventi».
A conclusione è intervenuta una nipote di Marisa che ha evidenziato come questa sofferenza abbia fatto fare squadra a tutta la famiglia e come «tanti pensieri ci abbiano accompagnato per quei 40 giorni. Pensieri di speranza, paura, rabbia, timore. Non abbiamo mai smesso di cercarti perché tu ci hai insegnato ad amare la vita e la famiglia».
Si attende, ora, il risultato dell’autopsia per accertare le cause del decesso. Non arriverà prima di un mese.