Il manager servitore civile
In Gran Bretagna gli statali sono definiti “civil servant”, servitori civili: un termine da democrazia matura che descrive il lavoro del medico di ospedale, della maestra d’asilo, del militare, del professore, del poliziotto, del vigile del fuoco.
Da noi il servitore civile è la scelta di vita di milioni di persone, poche delle quali però, per il vezzo caratteristico del nostro Paese di dimostrarsi cinici, confesserebbero che la loro è una vera vocazione civile.
Anche i manager pubblici sono servitori civili, persone a cui la gestione dei beni pubblici dovrebbe essere affidata per le loro dimostrate capacità manageriali e il loro essere attenti, oltre che al bilancio delle aziende, anche all’impatto sociale del loro agire e agli obiettivi indicati dal governo.
Bene quindi ha fatto il ministro Lupi a lasciare il manager Moretti libero di cercare altrove un incarico più remunerativo, se non vorrà allineare il suo emolumento a quello del presidente della Repubblica; il suo affermare che altrove simili incarichi sono retribuiti in base ai risultati economici raggiunti mette in luce una visione commerciale del suo impegno, che senza altri risvolti non sarebbe sufficiente per un'azienda di Stato.
La ribellione di alcuni manager di Stato alla richiesta di contribuire alla situazione di difficoltà del Paese limitando i loro stipendi può avere il benefico effetto di portare aria nuova, nuovi manager per quegli incarichi, scelti con concorsi pubblici per titoli ed esami, utilizzando come criterio di scelta le loro esperienze di lavoro e la loro dimostrata sensibilità sociale.
Una scelta che non ripeta l’errore del passato di privilegiare nella scelta la sensibilità sociale, quello che in passato ha portato in posizioni di potere persone senza esperienza manageriale che si erano messe in evidenza operando nelle organizzazioni sindacali.
Quindi aria nuova significa privilegiare un'esperienza manageriale moderna, escludendo chi possiede solo una delle due caratteristiche: chi ha solo esperienza manageriale e punta unicamente a massimizzare il profitto per l’azienda e per sé è meglio che offra i suoi servizi ad aziende private, in cui forse riuscirà a farsi apprezzare; parimenti, la sola sensibilità sociale facilmente farebbe danni proprio a quella comunità verso cui ci si dichiara sensibili.
E soprattutto occorre che i politici vincano la tentazione di nominare chi ha il solo talento di essere “amico fidato”: esso diventerebbe una perenne tentazione di ottenere un qualche “piacere”; molta della corruzione che ogni anno ci toglie dalle tasche 40 miliardi di euro potrebbe essere eliminata assieme agli obblighi di riconoscenza di chi gestisce la cosa pubblica verso chi li ha nominati e potrebbe nominarli ancora.