Il male non esiste?

«Nella Bibbia è scritto che Dio crea l’uomo “a sua immagine e somiglianza”. Quindi l’uomo, come Dio, dovrebbe poter fare solo il bene. Come mai l’uomo trasgredisce il volere di Dio?». F. E.
Una scena di perdono

Male e Dio “buono”, Dio pienezza di bene: come si conciliano? Si sono scritte migliaia di pagine! Offro soltanto alcune considerazioni che ci orientino ad intuire, se non proprio comprendere, questo rapporto.

Vorrei rispondere con una battuta: «Il male, in sé, non esiste. È una semplice assenza di bene, così come il freddo è assenza di calore e il buio è assenza di luce». Oppure: è un bene incompiuto!

Ma, se Dio è sommo Bene, come ci può essere un bene imperfetto, non portato alla sua compiutezza? Qui entra in gioco la “libertà” dell’uomo: il cosiddetto male non è tanto dalla parte di Dio quanto dalla parte di una libertà non gestita compiutamente da parte dell’uomo. Un rapporto d’amore implica sempre l’incontro di due libertà. E noi potremmo dire che Dio si è “condizionato” a questa libertà.

C’è, però, un’angolatura particolare da cui mi sembra interessante guardare la dialettica male-bene: il perdono. Il perdono indica l’impossibilità di un male assoluto, in quanto il male si dimostra superabile dal bene: non c’è nessuna situazione che possa inchiodare la persona in uno stato di male insuperabile! In definitiva è il bene, che ha la sua origine in Dio, ad avere l’ultima parola. Questo è indicato, in modo conclusivo, dalla risurrezione di Gesù: in lui il Padre ha detto l’ultima parola sul destino dell’uomo, che è solo di completezza e di pienezza. 
In certo modo la parola della risurrezione è anticipata dall’esperienza di Gesù sulla croce, in particolare dal suo grido di “abbandono”. Là dove sembra che l’amore del Padre non possa più trionfare, Gesù ci fa vedere che questo amore rimane percepibile, fino al punto di potersi ad esso affidare.

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