Il maestro del deserto
Silvio sta sfogliando il bel libro illustrato che il nonno gli ha regalato per il compleanno. È un libro che parla degli animali di tutto il mondo. Ogni animale suscita l’ammirazione del bambino che assegna a ciascuno un premio: al cavallo per l’eleganza, all’elefante per la forza, al panda per la simpatia, al ghepardo per la velocità.
Silvio osserva ora pensieroso l’illustrazione di un cammello. «A te quale premio potrei dare? Certo non per la bellezza, con quelle due grosse gobbe…». «Vacci piano, Silvio, a disprezzare le mie gobbe!».
Il bambino non si stupisce più di tanto che il cammello dell’illustrazione si sia messo a parlare: con i progressi della tecnologia può benissimo avere tra le mani un libro parlante. Quello che lo lascia di stucco è che il cammello lo abbia chiamato per nome! Per questo gli chiede: «Come fai a sapere come mi chiamo?». «È semplicissimo! L’ho letto sulla dedica: “A Silvio perché dalla vita degli animali impari qualcosa di utile per la sua vita di bambino. Nonno Giampaolo”». Ora, io so il tuo nome, ma tu non sai il mio, perciò mi presento: mi chiamo Prudenzio. Tu sai cosa significa essere prudente?». «Sì… però è meglio che lo spieghi tu».
«Essere prudente significa vivere e operare con saggezza. Nel mio caso, la prudenza sta in queste due gobbe che mi porto appresso: due grandi riserve di grasso che accumulo nei periodi di abbondanza e consumo durante quelli di carestia. Queste due gobbe non sono il massimo dell’eleganza, lo ammetto, ma rappresentano per me la sopravvivenza nell’arido deserto. Sappi che non ci sono solo i deserti di sabbia, ci sono anche i “deserti del cuore”: spazi interiori in cui ci si sente soli, impauriti e sperduti. Per attraversare questi deserti occorre far provviste nei tempi di abbondanza: provviste di fede e di speranza, di pazienza e di amore».
«Non credevo che dentro alle tue gobbe ci fosse così tanta saggezza! Ti ringrazio, Prudenzio, per quello che mi hai insegnato. Anche i bambini, qualche volta, attraversano i deserti del cuore… Per questo ti voglio dare il premio di maestro del deserto!».
Così Silvio si congeda dal cammello e volta la pagina del libro: ecco la figura di uno struzzo. Ma questa è già un’altra favola…