Il lutto di Casale dopo la sentenza Eternit
L’ultima beffa del processo Eternit. Così è stata letta in città a Casale Monferrato, e non solo, ma in tutto il Piemonte, la sentenza della Cassazione, che mercoledì 19 novembre alle ore 21, ha annullato senza rinvio, la sentenza di condanna per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, ha lasciato sgomenti e furiosi. Il reato è stato dichiarato prescritto e l'accusa di disastro doloso relativo alla morte di oltre duemila persone per inquinamento da amianto, nel maxi processo Eternit non ha più alcun valore. Sono stati annullati anche i risarcimenti per le vittime, qualcosa come 90 milioni di euro: il primo e il secondo grado avevano previsto 18 anni di condanna per l’imprenditore proprietario di Eternit Italia e un risarcimento di 30 mila euro per i familiari di ogni vittima, 35 mila euro per ogni persona malata, 25 milioni al Comune di Casale e 20 milioni alla Regione Piemonte.
Per la Corte, la prescrizione è maturata prima della sentenza di primo grado. Essendosi concentrata solo sul disastro ambientale, «non erano, quindi, oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie sopravvenute, dei quali la Corte non si è occupata», si è sottolineato nella sentenza. L’oggetto del processo Eternit «era esclusivamente l’esistenza o meno del disastro ambientale, la cui sussistenza è stata affermata dalla Corte che ha dovuto, però, prendere atto dell’avvenuta prescrizione del reato», poichè già nel 1986 gli stabilimenti erano stati chiusi.
Sui morti e sui malati c’è una nuova inchiesta-bis chiusa questa mattina a Torino dai pm Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace, con l’accusa di omicidio volontario continuato e pluriaggravato di 256 persone. La nuova accusa per Schmidheiny recita: con «coscienza e volontà cagionava la morte di lavoratori operanti, familiari, cittadini residenti dal giugno 1976 al giugno del 1986. Condotta ed evento coincidono». Il magnate svizzero ha anche altri due procedimenti aperti: uno sugli italiani deceduti dopo aver lavorato negli stabilimenti Eternit in Svizzera e Brasile e un altro sull’amiantifera di Balangero, nel torinese, la più grande cava d’amianto d’Europa.
La reazione della città di Casale è stata di rabbia e di sdegno. Alla lettura della sentenza fischi e urla in aula e una serie ripetuta di «Vergogna, vergogna». Fuori, sulla piazza, Claudio Debetto ha esposto una bandiera, che ha fatto il giro del mondo, grazie alle agenzie stampa, su cui era scritto: «Ingiustizia è fatta». Il sindaco Titti Palazzetti ha disposto il lutto cittadino: «Sono sconvolta, dispiaciuta e amareggiata». Dalle 10 di ieri migliaia di persone sono scese in piazza Mazzini per una manifestazione volontaria fra studenti, politici, commercianti, padri e madri, lavoratori, familiari delle vittime e tante cittadini semplici che in questi anni, chi più chi meno, sono state colpiti dalla “morte bianca”. E la solidarietà da tutto il Piemonte non si è fatta attendere: tantissimi i Comuni che hanno abbassato le bandiere a mezz’asta per l’annullamento della sentenza come abbraccio fraterno ai casalesi. «Un momento tristissimo – ha scritto Rita Rossa, presidente della provincia di Alessandria, attraverso il suo profilo Facebook – sono vicina ai familiari delle migliaia di vittime. I morti non si prescrivono». Così anche il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino ha dichiarato: «Non può che destare profonda indignazione il fatto che migliaia e migliaia di persone e famiglie siano private del riconoscimento dei danni e delle responsabilità per ragioni che sono poco più che cavilli burocratici».
Tra i familiari delle vittime c'è chi urla, chi si rifugia in un silenzio assoluto, chi piange e chi guarda sconsolato l'improvvisato monumento funebre sotto la statua di Mazzini. Il responsabile legale dell’Associazione familiari vittime dell’amianto, Paolo Liedholm è chiaro nelle sue dichiarazioni: «Siamo di fronte a una storia che vede ancora oggi persone che muoiono a ritmo di 50-60 l’anno. Dire che tutto questo è prescritto, quando in realtà sappiamo che l’apice non è ancora arrivato e sarà solo tra 15 anni, è una cosa paradossale assurda e che ci fa fare davvero una brutta figura agli occhi del mondo».
Sulla vicenda è intervenuto anche il premier Matteo Renzi: «Se la vicenda come Eternit non è un reato o se è un reato ma prescritto, vuol dire che bisogna cambiare le regole del gioco sulla prescrizione. Le domande di giustizia non vengono meno nel tempo».