Il lunedì della Settimana sociale
L’orizzonte del lunedì è stata la sfida della 46.a Settimana sociale dei cattolici (14-17 ottobre), svoltasi nella emblematica Reggio Calabria.
Le nobili prospettive partorite dai convegni trovano una pronta verifica il primo giorno del realismo feriale. E l’orizzonte del lunedì è stata la sfida della 46.a Settimana sociale dei cattolici (14-17 ottobre), svoltasi nella emblematica Reggio Calabria. Aveva per tema: “Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”, e l’impresa stava appunto nel dare concretezza a percorsi di futuro per un’Italia incapace di guardare avanti.
La Settimana poggiava su un cammino lungo due anni, in cui un nuovo metodo era stato adottato dal comitato scientifico: ascoltare-interpellare-conoscere le realtà del mondo cattolico per entrare nel patrimonio di speranza in atto e farne la base della bozza dell’agenda. La bontà della scelta la si è vista nei lavori dei gruppi, in cui i 1200 delegati hanno maturato una lista condivisa di obiettivi.
«Presidiare il Parlamento perché giunga ad approvare una legge che disciplini i partiti e preveda un bilancio pubblico e regole certe di democrazia interna», ha comunicato Lucia Fronza Crepaz, coordinatrice del gruppo sulla politica, riscuotendo il più vivace applauso della platea. E avanti: revisione immediata della legge elettorale; modifiche alla Costituzione solo con una larga maggioranza e senza stravolgere l’impianto fondante; accettazione del federalismo in atto ma irrobustirlo con sussidiarietà e solidarietà; lotta alle mafie e potenziamento dei tribunali di frontiera, ad incominciare da Reggio. Sul tema dell’immigrazione: riconoscere la cittadinanza ai figli degli immigrati; favorire l’integrazione, tendendo conto del lavoro e delle tradizioni culturali e religiose. Nell’ambito economico: riforma fiscale che favorisca famiglia e lavoro; incoraggiamenti per iniziative imprenditoriali.
Una Settimana perciò che prosegue, in virtù anche del ruolo centrale giocato dai fedeli laici, del coinvolgimento giovanile (300 delegati), di una riflessione meno professorale e più radicata sui vissuti. Si tratta di una prima risposta al messaggio di Benedetto XVI. Egli auspicava che dalla Settimana potesse «emergere un comune sentire, frutto di un’interpretazione credente della situazione del Paese. Da ciò dipende il rilancio del dinamismo civile».