Il Kirghizistan guarda al futuro
Da repubblica presidenziale a repubblica parlamentare, per ritrovare coesione sociale
Ce l’hanno fatta i chirghisi a mettere in piedi, in qualche modo, la legalità istituzionale, con il referendum che il 27 giugno ha spostato gran parte delle prerogative presidenziali della precedente carta al parlamento.
Più del 90 per cento dei votanti, circa il 70 per cento degli aventi diritto al voto, hanno approvato la nuova Costituzione, e hanno dato alla premier Roza Otumbaieva la piena legittimità costituzionale per governare fino alle prossime elezioni legislative e presidenziali, fissate per il prossimo 10 ottobre.
Il presidente russo Medvedev ha emesso qualche dubbio sulla tenuta di una siffatta repubblica. Esprime un reale pericolo, quello della degenerazione degli interessi di fazioni, etnie e tribù chirghise. Nella regione il tentativo è una première: in Turkmenistan, Tagikistan, Kazakistan e Uzbekistan, infatti, i presidenti sono tutti forti, se non addirittura dittatori.
I prossimi mesi diranno se l’attuale regime riuscirà a riportare una convivenza sociale sufficiente, soprattutto nel Sud, sconvolto da violenti scontri etnici, che trovano la loro origine nella meticolosa spartizione etnica di marca staliniana tra Paesi diversi nella Valle di Fergana.