Il Kenya ha scelto Kenyatta
Una settimana prima che il Kenya andasse al voto, sui social network girava questa frase: «Il 4 marzo Uhuru tornerà in Parlamento, dove è nato». Uhuru Muigai Kenyatta, nato il 26 ottobre 1961, è figlio del primo presidente del Kenya, Mzee Jomo Kenyatta, morto all'età di 89 anni nel 1978. È stato chiamato Uhuru (libertà), in previsione dell'imminente indipendenza del Kenya dalla Gran Bretagna, che ha controllato il Kenya fino ai primi anni Sessanta.
Poco dopo l'alba, sostenitori esultanti di Kenyatta sono scesi in piazza a gruppi per celebrare la sua vittoria. Uhuru Kenyatta dovrebbe prestare giuramento come quarto presidente del Kenya il 26 marzo. Salvo eventuali cambiamenti o ricorsi al conteggio finale, ha quasi assicurata la vittoria con un sottile margine, mettendo fine a una serrata competizione contro il Primo ministro Raila Odinga e altri sei per diventare quarto presidente del Paese.
A seguito di ritardi nel conteggio e nella verifica, l'annuncio ufficiale del risultato finale è stato rimandato fino a sabato scorso, 9 marzo 2013. Uhuru Kenyatta è rimasto in testa con 6.178.433 voti contro i 5.340.546 del suo diretto rivale Raila Odinga. L’affluenza alle urne è stata di 12.330.058 elettori sui 14.352.533 registrati. Raila Odinga ha respinto il risultato delle elezioni e ha detto che lo avrebbe contestato in tribunale, ma ha invitato i suoi sostenitori a evitare la violenza.
Isaac Hassan, presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente, annunciando i risultati, ha espresso la sua gratitudine a tutte le parti interessate nel processo, e in particolare ha ringraziato i media locali. Ha riconosciuto che «sono state le elezioni più complesse che questo Paese abbia mai visto, un momento estremamente difficile»; ha detto che i media locali hanno svolto un ruolo particolare nella copertura imparziale del processo, usando la loro creatività per moderare le tensioni, e hanno gestito momenti difficili con notevole responsabilità. «Questo è stato un appuntamento con la storia», ha aggiunto.
La vittoria di Kenyatta però potrebbe influire notevolmente sui rapporti del Kenya con l’Occidente. Il popolo keniota ha dimostrato la propria fiducia in lui. Kenyatta è accusato davanti alla Corte penale internazionale per un suo presunto ruolo nella direzione di alcune violenze post-elettorali in Kenya nel 2007. Le stesse accuse pendono sul suo compagno di corsa, William Ruto.
Nel suo primo discorso post-elettorale Kenyatta ha affermato che lui e la sua squadra collaboreranno con le istituzioni internazionali e che spera che la comunità internazionale rispetti la sovranità del Kenya. «Riconosciamo e accettiamo i nostri obblighi internazionali e continueremo a cooperare con tutte le nazioni e istituzioni internazionali, conformemente a questi obblighi», ha detto.
Nel suo discorso, il presidente eletto ha ringraziato il popolo keniota e ha suggerito che questa vittoria sia una «celebrazione per il trionfo della democrazia e della maturità politica in Kenya».
Ringraziando gli altri candidati, ha detto che non vede l’ora di lavorare con tutti per il bene più grande della nazione: «Tendo una mano di amicizia e cooperazione a voi tutti – ha detto –. Le elezioni vanno e vengono, ma il Kenya resta, il popolo del Kenya resta, lavoriamo insieme».
Il Kenya è il primo Paese in Africa ad avere avuto le elezioni quest’anno. Alcuni analisti hanno affermato che un voto pacifico in Kenya potrebbe essere un esempio per altre nazioni che quest’anno andranno alle urne.